SAVERIO SANTORO
1/10/2019
La rigenerazione urbana, nell’ambito del diritto amministrativo, e sotto l’aspetto sistematico, può ricondursi a quella parte del diritto urbanistico dedicata ai procedimenti di pianificazione dell’assetto del territorio, e rappresenta tra quest’ultimi un ulteriore e particolarmente innovativo strumento attuativo, la cui definizione a livello di legislazione nazionale è però ancora tutta da costruire.
Ma quali sono le reali esigenze che impongono un’adozione sempre più generalizzata e diffusa di un simile strumento pianificatorio, proprio in un momento in cui in Italia si avverte la crisi, anzi l’eclissi, della pianificazione urbanistica da parte degli enti territoriali?
Tra le esigenze più immediate, a livello locale ma anche nazionale, vi è quella di assicurare, a volte in misura determinante, la sicurezza urbana.
Proprio tra le classi medie della popolazione, infatti, il tema che più incide sulla qualità degli spazi e di vita è sicuramente quello della sicurezza urbana, talora riconducibile ad una percezione di pericolo legata ai profondi mutamenti nella struttura sociale e fisica delle nostre città, tali da indurre radicali mutamenti della coscienza politica della popolazione, che si rivelano anche oggi determinanti nella formazione del consenso democratico nei confronti dei rappresentanti del popolo a livello locale e nazionale (basti fare riferimento ad alcune delle motivazioni della Brexit, all’estero, e della crescita elettorale della Lega, in Italia).
Non v’è chi non riconosca che alcuni tipi di spazio, idonei ad assicurare una migliore qualità urbana (come i grandi spazi verdi che spesso fungono da tessuto connettivo dei quartieri pubblici), richiedono il pieno “controllo” del territorio e la promozione di forme di appropriazione da parte delle comunità locali.
Questo è il fine che si è prefisso la Giunta di Roma Capitale con promuovere, in aderenza alle indicazioni della Legge regionale n. 7/2017 “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio”, alcune iniziative finalizzate all’attivazione di processi rigenerativi all’interno di ambiti urbani degradati caratterizzati dalla presenza di tessuti edilizi disorganici o incompiuti, con funzioni eterogenee, nonché di complessi edilizi o di singoli edifici in stato di abbandono, dismessi o inutilizzati, al fine di attivare processi di riqualificazione del tessuto urbano.
Si è deciso in particolare che tali iniziative saranno attuate previa adozione di veri e propri bandi per progetti innovativi, manifestazioni di interesse e procedure concorrenziali rivolte a investitori, operatori, progettisti organizzati in team multidisciplinari in dialogo con l’Amministrazione pubblica e le comunità del territorio. L’obiettivo è sostenere e accompagnare progetti di rigenerazione urbana di regia pubblicaaperti alle proposte imprenditoriali più avanzate, solidali con i territori per migliorare la qualità della vitadegli abitanti e contribuire così a una reale innovazione urbana sostenibile.
Tutti ricordano il caso di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina stuprata e uccisa a Roma in un palazzo occupato a San Lorenzo da alcuni immigrati irregolari dediti allo spaccio della droga.
Né può negarsi che quella temibile criminalità si è inserita ed ha prosperato proprio in un’area urbana abbandonata e fatiscente.
Ebbene, la Giunta Comunale di Roma Capitale ha individuato, con un bando che scade il 24 novembre 2019, proprio nel quartiere di San Lorenzo – opportunamente ritenuto uno dei contesti urbani più strategici per attivare processi rigenerativi – un compendio immobiliare di proprietà privata, al fine di acquisire manifestazioni di interesse da imprese e soggetti interessati all’intera area da rigenerare. È significativo che le proposte preliminari dovranno essere preceduta da una preventiva fase di partecipazione della cittadinanza, cioè da un dibattito pubblico, per definire un Programma di rigenerazione urbanada approvare, previa acquisizione degli assensi dei proprietari, ai sensi dell’art.2, 6°c., della Lr.7/2017.
Gli obiettiviattesi del “Programma di Rigenerazione Urbana San Lorenzo – via dei Lucani”:
- la riorganizzazione fisica e funzionale dell’area e degli edifici inclusi nel sito di intervento individuato,
- la valorizzazione dell’identità culturale del luogo,
- il miglioramento della sicurezza urbana,
- la garanzia di maggiore accessibilità ai servizi per i cittadini,
- la limitazione del consumo di suolo ed il raggiungimento di elevati standard di qualità ambientale,
- lo sviluppo di un efficace piano gestionale dell’intervento.
Il Programma di Rigenerazione Urbana San Lorenzo – via dei Lucani intende avviare un processo di trasformazionedi spazi abbandonati in nuovi luoghi di aggregazione e di crescita sociale e culturale, attraverso un’incisiva azione programmatoria e di ripianificazione dell’ “Area da rigenerare San Lorenzo – Via dei Lucani”, con l’apposizione di una nuova destinazione urbanistica ed un mix funzionale coerente con le aspettative e i bisogni della cittadinanza, prestando ascolto alle migliori capacità imprenditoriali interessate alla rigenerazione del sito secondo principi di sostenibilità, fruibilità e accessibilità. Elemento preferenzialesarà il carattere innovativo delle proposte, che potranno introdurre nuove pratiche mutualistiche e di cooperazione, nonché individuare modelli di offerta e di gestione efficaci e rispondenti agli obiettivi prefissati sia per l’Amministrazione pubblica promotrice che per il soggetto investitore.
La clausola più significativa ed innovativa del bando in questione è quella finale ivi apposta secondo cui:
In caso di mancato esito del procedimento di cui al Programma stesso, al fine di impedire il prolungamento temporale dell’attuale condizione di degrado dell’ambito considerato, si procederà con un provvedimento, da sottoporre all’Assemblea Capitolina, di dichiarazione di interesse pubblico, ponendo sull’intera area il vincolo preordinato all’esproprio.
Si è dunque finalmente scelta la via della rigenerazione urbana perseguita necessariamente attraverso l’intervento privato, in assenza del quale subentra in tutto in parte l’intervento pubblico, previa espropriazione delle aree necessarie.
Sarà oggetto di un ulteriore capitolo l’individuazione del set di pubbliche potestà in capo all’ente locale per attuare questa innovativa forma di surrogazione dell’intervento privato, il cui mancato esercizio è presupposto per l’esercizio della potestà ablatoria, in definitiva finalizzata all’attuazione incondizionata della rigenerazione urbana intesa quale prevenzione del degrado sociale del territorio e ripristino delle elementari condizioni di sicurezza dei suoi abitanti
Del resto, i programmi urbani complessi rappresentano una categoria di strumenti per il governo delle trasformazioni urbane. La loro formazione è spesso stata occasione per rivedere o rielaborare gli strumenti urbanistici in vigore. È determinante in ogni caso il coinvolgimento delle popolazioni interessate nella definizione delle politiche urbane: la centralità della partecipazione è la cartina di tornasole della qualità urbana (delle periferie, ma non solo) e del miglioramento della vita collettiva secondo le trasformazioni previste dai piani, in termini sia funzionali e formali che sociali e di percezione dello spazio.
La riqualificazione e rigenerazione dei quartieri di edilizia pubblica riveste in ambito nazionale e internazionale un ruolo centrale nel prefigurare approcci innovativi al progetto 3 integrato urbano. Molti dei quartieri pubblici realizzati negli anni ’60 e ‘70, sorti per dare risposta a consistenti bisogni abitativi, sono oggi interessati da marginalizzazione sociale unita a degrado urbanistico ed edilizio; problemi questi legati alla loro posizione periferica, alla carenza e scarsa qualità di spazi aperti e attrezzature collettive, all’insufficiente integrazione tra i servizi agli abitanti.
Quindi, la sicurezza urbana rappresenta una vera e propria sfida per le politiche dei governi locali.
Le ricerche sulla sicurezza urbana presentano sostanzialmente tre fondamentali aspetti: quello relativo alla pubblica sicurezza (organizzazione delle forze dell’ordine e della giustizia), quello sociale (intervento sugli strati disagiati della popolazione) e quello ambientale (aspetti fisici che rendono le strade, i parchi, gli spazi aperti e pubblici in generale più sicuri). Ovviamente ciò che interessa più da vicino è quello sociale e quello ambientale che indirizzano ai fattori che rendono l’ambiente urbano più vivibile (e non abitabile) e più sicuro, attraverso interventi di riqualificazione dello spazio fisico e di sostegno alle comunità locali per favorire meccanismi di controllo spontaneo del territorio.
L’attivazione di processi di progettazione partecipata, che coinvolga dinamicamente gli abitanti nella costruzione e gestione dei loro spazi di vita acquista un ruolo centrale nella riscoperta e valorizzazione delle risorse locali. Il diritto alla sicurezza è un diritto umano fondamentale che oggi è particolarmente sentito nella società urbane metropolitane, non solo nei ceti medi della popolazione (gli alti sono ben protetti), ma anche e più motivatamente nei ceti popolari che in molti casi convivono o occupano spazi particolarmente degradati, violenti e pericolosi, spazi simbiosi delle periferie. La domanda di sicurezza entra in frizione con la domanda di uso della città ed il diritto alla sicurezza con il diritto alla città: diritto di poter vivere la città in ogni sua parte e momento, senza limiti spaziali o temporali.