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Proposta di riforma della “Legge Melandri”

di Lorenzo Maniaci

06/11/16

Il 17 Maggio 2016, i deputati Bonaccorsi, Sbrollini ed altri, hanno presentato una proposta di legge alla Camera dei deputati.

Tale proposta è volta a modificare il decreto legislativo n.9 del 2008 (c.d legge Melandri-Gentiloni) in materia di “titolarità e commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi”.

 

MERITI DELLA “LEGGE MELANDRI”

La proposta di legge, inizia con l’evidenziare i meriti della “legge Melandri”:

1) la centralizzazione dei diritti sportivi in capo alle leghe sportive.

2) la previsione di un sistema di regole per la commercializzazione dei diritti sportivi in linea con i principi dell’Unione europea.

1) Circa il primo merito, è opportuno preliminarmente sottolineare la differenza tra il sistema di vendita individuale e collettiva dei diritti sportivi.

Nel sistema di vendita individuale (c.d decentralizzato), è la singola squadra a negoziare i propri diritti di trasmissione con i network televisivi. Le società possono quindi usufruire del proprio potere contrattuale e riscuotere gran parte del ricavato, eccetto una piccola percentuale da destinare ad uno scopo comune.

Nel sistema di vendita collettiva (c.d. centralizzato), è invece l’ente preposto all’organizzazione e gestione dell’attività agonistica, la Lega, a contrattare per delega delle singole società, la vendita dei diritti televisivi di tutte le partite di campionato distribuendo poi le entrate tra le squadre. In tal caso, la Lega si vincola a rigidi criteri di ripartizione delle risorse, informati al c.d. principio di mutualità, su cui torneremo.

La “legge Melandri”, superando la precedente normativa del 1999, ha quindi optato per il sistema di vendita centralizzata.

Tale sistema, nonostante la grave situazione di crisi economica degli ultimi anni, ha generato per le casse della Lega serie A, un aumento di oltre il 70% delle risorse rispetto al 2010.

2) Il secondo merito, come detto, è stato quello di imporre alla Lega e di conseguenza alle società sportive, il rispetto dei principi di trasparenza, equità e non discriminazione nella vendita dei diritti televisivi, adeguandosi ai principi dell’Unione europea e garantendo maggiore concorrenza tra gli operatori di mercato.

 

CRITICITA’ DELLA “LEGGE MELANDRI”

La proposta di legge ha poi evidenziato le criticità della “legge Melandri”:

1) Innanzitutto è stata evidenziata la mancata crescita del mercato delle comunicazioni, il quale risulta ancora oggi caratterizzato da una scarsa dialettica tra gli operatori nazionali.

Tale criticità è dimostrata da un’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che accerta l’esistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza tra operatori della comunicazione e organizzatore della competizione (procedimento I790).

L’assimetria del mercato delle comunicazioni e le mirate strategie di marketing hanno delineato un “terreno di gioco” in cui, attualmente,  solo due players – Mediaset e SKY – si sono fino ad oggi contesi i contenuti migliori.

Le difficoltà per i nuovi players ad entrare nel mercato nazionale e concorrere con SKY e Mediaset non hanno consentito, e non consentono tuttora (come dimostra il procedimento I790 dell’AGCM), dinamicità al mercato.

Cito testualmente l’intervento introduttivo della proposta di legge: “abbiamo ora l’occasione di creare nuove opportunità di business per tutti quei soggetti che operano su piattaforme diverse da quella televisiva o provengono da un ambiente diverso e facilitarne l’ingresso…”.

2) La seconda criticità, evidenzia che i meccanismi di commercializzazione e di vendita siano ad oggi ancora troppo complessi  e poco in linea con le nuove tecnologie.

3) E’ poi stata ravvisata la necessità di garantire una maggiore trasparenza del sistema attraverso una disciplina maggiormente specifica circa il ruolo dell’advisor.

4) L’ultima criticità, riguarda la necessità di revisione del sistema delle mutualità generali

 

SOLUZIONI DELLA PROPOSTA DI LEGGE

1) Circa la prima criticità evidenziata, la nuova proposta ritiene che si debbano agevolare gli editori, non proprietari di capacità trasmissiva, intervenendo, per esempio, sugli obblighi di “must carry”, che impongono all’operatore di rete di trasportare i canali televisivi di altri fornitori di contenuti.

Il decreto Melandri aveva indiviuato il problema, ma il favor previsto all’art. 13 (accesso a qualunque piattaforma di terzi a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie) è stato concesso soltanto all’organizzatore della competizione (Lega) e non agli editori.

L’art. 11 come modificato dalla proposta, estende il favor anche agli assegnatari non in possesso del titolo abilitativo.

In questo modo, tutti possono partecipare; l’importante è ottenere il titolo abilitativo in un arco temporale sufficientemente ristretto (6 mesi) rispetto alla data di aggiudicazione.

Così facendo, l’assegnatario senza titolo abilitativo, nel frattempo, gode del “must carry” e usufruisce della possibilità di sublicenziare i diritti televisivi.

Al rigurardo introduciamo un’altra novità proposta: l’eliminazione del divieto di sublicenza dei diritti televisivi.

La nuova proposta, consente infatti la sublicenza, a patto che sia autorizzata dall’organizzatore della competizione (Lega).

E’ evidente come la facoltà di sublicenziare i diritti televisivi, possa aprire il mercato a nuovi soggetti.

2) Circa la necessità di semplificare i meccanismi di commercializzazione e di vendita dei diritti televisivi, si ritiene innanzitutto opportuno rendere tali meccanismi più snelli, facendo in modo che si interagisca con un solo operatore(come l’UEFA con la Commissione Europea) circa la definizione delle procedure di vendita dei diritti.

La proposta in esame, individua questo interlocutore unico nell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, proprio perché si parla di comunicazione e di rapporti tra operatori della comunicazione.

Si lascia invece all’Autorità della concorrenza e del mercato, il compito di vigilare affinchè il comportamento dei protagonisti del settore, sia ancorato ai principi concorrenziali.

3) Sul punto tre, è innanzitutto necessario comprendere chi è e che ruolo svolge l’advisor in questo settore.

In italia è rappresentato da Infront, che è il soggetto che opera per conto dell’organizzatore della competizione come consulente strategico e operativo per la vendita dei diritti audiovisivi sportivi.

La proposta di legge, individua al riguardo due limiti:

  1. a) divieto di svolgere lo stesso ruolo per due diversi organizzatori della competizione;
  2. b) divieto di commercializzare, i diritti di archivio e di sponsorizzazione dei club.

Ciò è previsto, in considerazione del fatto che Infront, viste le ampie libertà di cui ha sempre goduto, non ha esitato a mettere “due piedi in una scarpa”.

La questione che riguarda Infront necessita comunque di maggiore approfondimento in considerazione delle numerose vicende giudiziali che lo hanno riguardato.

4) La proposta di legge in esame, è intervenuta a modificare anche il sistema della mutalità generale, evitando che i soldi derivanti dalla vendita centralizzata dei diritti tv che la Lega di serie A mette a disposizione di tutti, siano direttamente indirizzati alle leghe professionistiche sottostanti e non per il tramite di strutture terze.

Si elimina cosi la Fondazione.

E’ previsto inoltre che una parte delle risorse venga indirizzata alla realizzazione di corsi di formazione sull’etica dello sport e per prevenire e reprimere le scommesse illecite.

Per ultimo occorre ricordare la maggiore innovazione che si vuole introdurre con tale proposta: la trasmissione di un evento in diretta e in chiaro, sulla base del modello spagnolo.

Tale proposta auspica la trasmissione contemporanea di una partita sia in chiaro che a pagamento, ritenendo che in questo modo si possa promuovere maggiormente l’immagine del calcio nazionale.

Tale proposta comunque, sulla base delle esperienze fatte con la UEFA Champions League, è da ritenere una sicura fonte di ulteriori guadagni.

 

 

ITER DI APPROVAZIONE DELLA PROPOSTA DI LEGGE

Stretta tra la finanziaria da scrivere e il referendum costituzionale da votare, la riforma della legge Melandri rallenta in Parlamento e il rischio è che sia approvata troppo tardi per essere testata con l’asta per i diritti tv 2018-2021 della Serie A.

Infatti, non si comincerà a parlare seriamente di calcio e televisione prima di gennaio, cioè quando la Lega avrà già scritto più di una bozza del bando valido per il prossimo triennio.

La sola alternativa per non bandire l’asta della serie A con le vecchie regole è che il governo Renzi decida di intraprendere la strada del decreto legge.

A quel punto i tempi si accorcerebbero parecchio; altrimenti si dovrebbe dire addio alla riforma, almeno per i prossimi tre anni.

L’obiettivo dei club è pubblicare la gara in tarda primavera, aprire le buste all’inizio dell’estate e assegnare i pacchetti nel giro di qualche settimana.

Per partire subito con i nuovi criteri – e fare del campionato italiano una lega “più bella e competitiva”, per usare le parole del sottosegretario Luca Lotti – la maggioranza ha davanti a sé la sola strada del decreto legge: ogni valutazione è comunque rimandata a dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre.

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