EMMA MUSCO
16/02/2019
L’Unione Europea presta assistenza ai paesi e alle popolazioni, sia in Europa che all’estero, in caso di catastrofi gravi o di emergenze umanitarie, concordemente ai comuni valori fondamentali di neutralità, imparzialità, indipendenza e umanità. La struttura responsabile è la Direzione Generale per gli Aiuti umanitari e la Protezione Civile della Commissione europea (ECHO) il cui compito principale è«fornire assistenza alle vittime di catastrofi, contribuire a salvare e proteggere vite umane, ridurre le sofferenze e tutelare l’integrità e la dignità delle persone coinvolte»finanziando le operazioni di soccorso e coordinando le politiche e le attività degli Stati membri. Il Parlamento e il Consiglio dell’Unione europea agiscono in qualità di co-legislatori.
L’Unione, mediante la DG ECHO mobilita gli aiuti in tutto il mondo: tale assistenza, espressione fondamentale della solidarietà europea, si estrinseca mediante due strumenti principali: aiuti umanitari e protezione civile.
L’intervento tramite aiuti umanitari – che rappresenta un ambito dell’azione esterna dell’Unione Europea – trova fondamento giuridico, in particolare, nell’art. 21 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) che stabilisce i principi per tutte le azioni esterne dell’Unione, e nell’art. 214 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE) autorizzando l’Unione a fornire «assistenza, soccorso e protezione alle popolazioni dei paesi terzi vittime di calamità naturali o provocate dall’uomo per far fronte alle necessità umanitarie risultanti da queste diverse situazioni». Le azioni dell’Unione e quelle degli Stati membri devono completarsi e rafforzarsi reciprocamente, ed essere coordinate e coerenti con quelle poste in essere da organizzazioni e organismi internazionali, specie nell’ambito del sistema delle Nazioni Unite.
Oltre all’aiuto prestato nell’immediata emergenza, l’ECHO si impegna a migliorare la capacità di risposta dei paesi terzi: in tal senso, il rafforzamento della resilienza costituisce il nucleo essenziale di vari programmi e iniziative attivati per aiutare diversi paesi.
L’altro strumento predisposto dall’ECHO è il Meccanismo di Protezione Civile dell’Unione Europea nato per rispondere tempestivamente ed in maniera efficace alle emergenze che si verificano su un territorio interno o esterno all’Unione, attraverso la condivisione delle risorse di tutti gli Stati membri.
Istituito nel 2001, il meccanismo è stato riformato con la decisione n. 1313/2013/UE per porre l’accento sulla prevenzione delle catastrofi e la preparazione alle stesse. Il nuovo Meccanismo Unionale di Protezione Civile (UCPM) è attivo dal 1° gennaio 2014 e può essere attivato sia all’interno che all’esterno dell’Unione tramite richieste di assistenza da parte dei paesi colpiti o delle Nazioni Unite.
La protezione civile europea trova fondamento in primo luogo nell’art. 6 del TFUE che attribuisce all’Unione la competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare e completare l’azione degli Stati membri in diversi settori e tra questi, la protezione civile. Più specificamente poi, l’articolo 196 TFUE prevede che, in linea di principio, l’Unione incoraggi la cooperazione tra gli Stati membri «al fine di rafforzare l’efficacia dei sistemi di prevenzione e di protezione dalle calamità naturali o provocate dall’uomo». A tali scopi, il Meccanismo opera per rafforzare la cooperazione fra l’Ue e gli Stati partecipanti, e facilitare il coordinamento nel settore della protezione civile al fine di accrescere l’efficacia dei sistemi di prevenzione, preparazione e risposta alle catastrofi.
Così come a livello nazionale, anche la protezione civile europea opera su due versanti: risposta alle emergenze (ex post) da un lato; prevenzione, e preparazione dall’altro (ex ante).
Rispetto al primo versante, un ruolo di assoluto rilievo è svolto dal Centro di Coordinamento della Risposta alle Emergenze (ERCC) che funge da centro operativo facilitando il coordinamento negli interventi di protezione civile. Le funzioni del Centro sono supportate da un sistema di notifica e di allerta noto come CECIS (Sistema comune di comunicazione e informazione in caso di emergenza) e possono essere agevolate da mappe satellitari e informazioni geospaziali molto precise e tempestive fornite dal servizio di gestione delle emergenze Copernicus.
Nel 2014, i paesi europei hanno elaborato la «Capacità europea di risposta emergenziale» per rendere più rapida ed efficiente la risposta dell’Ue alle catastrofi. Si tratta di un “pool volontario” di risorse per un pronto intervento (squadre di soccorso, esperti, attrezzature) fornite dagli Stati partecipanti e tenute in stand-by per poter essere messe a disposizione, non appena se ne presenti la necessità, per missioni UE di protezione civile in tutto il mondo. Il Meccanismo Unionale può essere attivato sia all’interno che all’esterno dell’Unione tramite richieste di assistenza da parte dei paesi colpiti o delle Nazioni Unite.
La seconda area di intervento è volta allo sviluppo di attività e misure di mitigazione e prevenzione del rischio. L’Unione sostiene e integra gli sforzi di prevenzione e preparazione degli Stati partecipanti concentrandosi su settori in cui un approccio europeo comune è più efficace delle azioni nazionali separate. In particolare, l’UE tenta di ridurre le conseguenze delle catastrofi all’interno del territorio comunitario provvedendo a sviluppare politiche di prevenzione fondate sulle conoscenze disponibili a tutti i livelli amministrativi e mettendo in contatto i vari attori e le varie politiche che intervengono in tutto il ciclo di gestione delle catastrofi. A tal fine, il Meccanismo promuove e cura corsi di formazione, simulazioni ed esercitazioni; incoraggia la ricerca e il rafforzamento di nuovi strumenti di allarme rapido; coordina le attività di comunicazione e informazione al pubblico e la resilienza.
Per quanto riguarda la gestione delle risorse finanziarie occorre ricordare che, a partire dal 2002, l’Unione europea si è dotata di uno specifico canale di finanziamento: il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) nato per rispondere principalmente alle grandi calamità naturali che compiscono le regioni all’interno dell’Unione.
Negli ultimi anni, il nostro Paese ha beneficiato ampiamente del Fondo di solidarietà e in generale dell’assistenza del Meccansimo Unionale per fronteggiare terremoti, alluvioni e incendi ma ha anche contribuito visibilmente in termini di assistenza, formazione, scambio di esperti, partecipazione ad attività e coordinamento di esercitazioni ed operazioni.
Nel 2017, a seguito dell’esperienza maturata negli anni, la Commissione europea ha adottato una proposta di decisione che modifica il Meccanismo Unionale di Protezione Civile. La proposta mira a superare alcuni problemi attuativi e carenze rafforzando l’intervento dell’Unione sia nell’ambito della risposta alle catastrofi che in quello della loro prevenzione e preparazione.
La Commissione propone di istituire (a livello Ue) una riserva di risorse e mezzi di emergenza denominata «RescEU». Tutti i costi e le capacità sarebbero totalmente coperti dai finanziamenti dell’Ue e potranno essere utilizzati nel caso in cui gli Stati membri non siano in grado di fronteggiare da soli le catastrofi e necessitino a tal fine di un’assistenza supplementare dell’Unione da apportare in tempi rapidi. Se, dunque, le capacità del «pool europeo» non saranno sufficienti per reagire ad una catastrofe, la Commissione potrebbe decidere di mobilitare le proprie capacità RescEu per sostenere le azioni degli altri Stati membri. Sarà la Commissione a gestire direttamente la riserva decidendo quando e come mobilitare le risorse.
In questo contesto, la Commissione si propone inoltre di semplificare e rendere più efficaci le procedure amministrative del meccanismo unionale per ridurre i ritardi nella mobilitazione del soccorso e dell’assistenza.
Oltre alla parte operativa di risposta all’emergenza nell’immediato, l’Unione potenzierà il suo sostegno affinché gli Stati membri possano migliorare e rafforzare le loro capacità di prevenzione e preparazione. Responsabile dello svolgimento di queste attività sarà una vera e propria rete di soggetti e istituzioni coinvolti nella protezione civile e nella gestione delle catastrofi e insieme alla Commissione formeranno la Rete dell’Unione di conoscenze in materia di protezione civile. L’Unione supporterà anche i meccanismi di consultazione, di condivisione delle strategie, e provvederà a formulare raccomandazioni in materia di investimenti nazionali nella prevenzione per aiutare gli Stati ad allocare al meglio le risorse e ridurre le perdite aumentando così le capacità di preparazione e risposta alle catastrofi.
A dicembre del 2018, il Consiglio dell’Unione Europea aveva confermato l’accordo con il Parlamento sulla proposta di modifica del meccanismo di protezione civile dell’Ue. La decisione è stata poi trasmessa al Parlamento europeo, che in data 12 Febbraio, ha approvato il testo a grande maggioranza. La legge entrerà in vigore dopo l’approvazione finale del Consiglio.