17 febbraio 2020
Eleonora Guaragna
L’obiettivo di una transizione energetica sostenibile è, per molti aspetti, ancora distante dalla realtà dei nostri sistemi economici ed industriali; nonostante questo, le iniziative legislative che si occupano di ambiente, clima e decarbonizzazione sono sempre più numerose, e dal raggio applicativo sempre più vasto.
La Legge di Bilancio 2020 ha dedicato ampio spazio a tali tematiche, ponendo l’accento sulla necessità di ripensare gli attuali modelli produttivi e puntare sull’eco-innovazione, sulle nuove tecnologie e sul sostegno alle imprese che investono nella crescita sostenibile. Anche la necessità di concretizzare nel nostro Paese il modello delle comunità energetiche è divenuta ormai evidente: importante in questo senso l’emendamento al decreto Milleproroghe presentato a fine gennaio, che potrebbe aprire le porte alle comunità e all’autoconsumo collettivo (impianti fotovoltaici installati nei condomini e utilizzabili da tutti i condomini, il cosiddetto “energy sharing condominiale”), anticipando in parte gli effetti della direttiva RED II in materia di autoconsumo.
Su tale linea d’intenti, Il Ministero dello Sviluppo Economico ha recentemente pubblicato la versione finale del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, importante strumento di pianificazione e rinnovamento delle politiche energetiche in chiave di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Il progetto si è sviluppato in attuazione del Regolamento UE 2018/1999 dell’11 dicembre 2018, sulla governance dell’Unione dell’Energia e dell’Azione per il Clima. L’atto in questione aveva delineato struttura, caratteristiche e funzione dei Piani Nazionali Integrati alla luce dei macro-obiettivi energetici comunitari, le cosiddette “cinque dimensioni dell’energia”: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno, ricerca, innovazione e competività.
Un anno fa la bozza del piano, stilata sulla base delle risultanze di analisi e studi effettuati dai principali organismi del settore energetico (tra cui il GSE, RSE, ISPRA, ENEA, Politecnico di Milano), era stata inviata alla Commissione europea. Nel corso del 2019 il documento ha preso ulteriore definizione attraverso le raccomandazioni della Commissione, la Valutazione Ambientale Strategica del Piano e un approfondito processo di consultazione pubblica e confronto con le Regioni e le Associazioni degli Enti Locali.
Il Piano ha ricevuto l’approvazione della Conferenza Unificata lo scorso 19 dicembre e, dopo gli ultimi aggiornamenti per integrare le novità legislative del Decreto Clima e dalla Legge di Bilancio 2020, è stato pubblicato il 21 gennaio.
La versione definitiva del PNIEC presenta diverse modifiche rispetto alla bozza iniziale (anche in considerazione delle nuove disposizioni introdotte dal Decreto Clima e dalla Legge di Bilancio 2020). Gli obiettivi per le rinnovabili, in particolare, sono stati incrementati: entro il 2030, è previsto che i consumi finali lordi di energia verranno coperti per il 30% da FER. Rimane al 55% la quota nel settore dei consumi elettrici, mentre sale al 33,9% nel settore termico (0,9 punti percentuali in aggiunta rispetto alle previsioni della bozza) e al 22% nel settore dei trasporti (0,4 punti percentuali aggiuntivi rispetto alla bozza). Rimangono invariati i target nell’ambito delle emissioni di gas sera (riduzione del 33% per tutti i settori non rientranti nell’ETS comunitario).
In tema di decarbonizzazione e fonti energetiche rinnovabili, al fine di conseguire l’obiettivo vincolante a livello europeo per il 2030, il Piano ha sottolineato l’importanza di incentivare la realizzazione di nuovi impianti e, al tempo stesso, salvaguardare e potenziare il parco di impianti già esistenti e attivi (ad esempio, introducendo meccanismi di salvaguardia degli impianti oggetto di fallimento o sequestro da parte delle autorità giudiziarie). Tra le finalità perseguite dal PNIEC vi è il mantenimento e, se possibile, l’incremento della produzione rinnovabile di impianti esistenti: lo strumento centrale con cui favorire il revamping, il repowering e la riconversione degli impianti sarà la semplificazione e armonizzazione del quadro normativo, con ricorso agli strumenti di sostegno solo dove tali misure non risultino sufficienti.
Obiettivo di grande importanza è il sostegno all’autoconsumo, sia singolo che collettivo, attraverso la promozione dei piccoli impianti. Gli strumenti previsti per attuarlo sono diversi: dalla semplificazione delle procedure per la costruzione, messa in esercizio e gestione degli impianti (ad esempio, estendendo l’ambito applicativo del modello cosiddetto “unico”, attualmente in uso per gli impianti fotovoltaici di potenza fino a 20 kW, e ampliando le possibilità di ricorso alla PAS, Procedura Abilitativa Semplificata), al miglioramento del meccanismo dello scambio sul posto; dall’incremento degli obblighi di quota minima di fonti rinnovabili negli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, alla progressiva e graduale estensione dell’obbligo di quota minima di fonti rinnovabili agli edifici già esistenti (partendo da categorie come i capannoni adibiti ad attività produttive e gli edifici del terziario); l’introduzione di facilitazioni per la partecipazione alle procedure di accesso agli incentivi sull’energia immessa in rete, l’introduzione di premi per la realizzazione di impianti fotovoltaici i cui moduli sono installati in sostituzione di coperture contenenti amianto. Molti di questi strumenti incentivanti sono stati previsti dal Decreto 4 luglio 2019, i cui effetti, ricorda il Piano, troveranno attuazione nel primo periodo del decennio 2020-2030.
Il futuro delle energie rinnovabili dipende anche dallo sviluppo delle “Comunità di energia rinnovabile”, nuclei di autoproduzione, condivisione e distribuzione di energia basati su un ruolo attivo dei cittadini (che da semplici clienti, con ruolo meramente passivo, passano ad operare in qualità di “prosumers”, produttori e consumatori al tempo stesso); in Italia tale esperienza, a differenza di quanto accade in altri paesi europei, è stata fino ad oggi marginale.
Il Piano ne riconosce l’importanza, affermando che “le comunità di energia rinnovabile saranno promosse prioritariamente valorizzando la rete elettrica esistente e costituiranno strumento, da un lato (anche) per sostenere le economie dei piccoli Comuni, sovente ricchi di risorse rinnovabili, dall’altro per fornire opportunità di produzione e consumo locale di energia rinnovabile anche in quei contesti nei quali l’autoconsumo è tecnicamente difficile”.
L’intenzione è quella di promuovere le comunità di energia mediante sostegni diretti sulla produzione. “Nell’ambito del recepimento della Direttiva rinnovabili e in coordinamento con il recepimento della Direttiva mercato elettrico”, continua il PNIEC sull’argomento, “particolare attenzione sarà posta sulle interrelazioni tra le comunità di energia rinnovabile e le comunità energetiche dei cittadini, che sembra offrire a tale ultima organizzazione la possibilità, oltre che di produrre, stoccare e consumare energia anche da fonti rinnovabili, opportunità di fornire ulteriori servizi come i servizi di efficienza energetica, i servizi di ricarica per veicoli elettrici e la fornitura di altri servizi energetici”.
Per quanto riguarda i grandi impianti, si farà ancora ricorso ai meccanismi (già operativi e sperimentati) di gara competitiva, con l’obiettivo della market parity. In attuazione al Decreto FER1, è prevista l’incentivazione di quasi 8 GW di impianti alimentati da FER, assegnati attraverso procedure competitive gestite dal GSE, operanti fino al 2021.
Il PNIEC evidenzia inoltre l’importanza della promozione dei Contratti di lungo termine, o PPA (“Power purchase agreement”). Il D.M. 4 luglio 2019 prevedeva la realizzazione di una piattaforma di mercato per la negoziazione di lungo termine; perseguendo questo obiettivo, è stato avviato uno studio finalizzato ad “approfondire quale sia il contesto legale, regolatorio e tecnico per un diffuso utilizzo dei PPA”.
L’aumento dei target fissati per le energie rinnovabili, afferma il Piano, anche considerando il fatto che gli incrementi di produzione elettrica deriveranno prevedibilmente in misura prevalente dall’eolico e dal fotovoltaico, fa emergere la necessità di destinare superfici e spazi di entità significativa alla costruzione e al potenziamento di tali impianti, con conseguenti problemi di impatto territoriale e ambientale, di autorizzazione, di gestione del procedimento da affrontare. Per questo è essenziale un forte coinvolgimento degli enti territoriali, che, insieme alle comunità di energia rinnovabile, possono consentire una più approfondita consapevolezza e informazione (anche attraverso dibattiti e consultazioni) delle comunità locali coinvolte; tale coinvolgimento può inoltre facilitare l’attuazione di meccanismi come il crowfunding e le misure di compensazione ambientale.
Come è emerso anche dal processo di consultazione che ha preceduto la versione finale del PNIEC, è necessario garantire uniformità, semplificazione e certezza dei tempi dell’iter autorizzativo, promuovendo un più efficace coordinamento tra Stato e Regioni, ad esempio – afferma il piano – attraverso l’adozione di un format standardizzato per il rilascio delle autorizzazioni a livello nazionale, che equipari tempi, modalità e procedure. Particolare attenzione richiedono i grandi impianti da fonte eolica, a causa del loro notevole impatto territoriale: a riguardo “si stimoleranno gli operatori affinché procedano ad attente valutazioni preliminari con le comunità ed economie locali, dando inoltre adeguata priorità a potenziamento e rinnovamento degli impianti obsoleti”.
Anche nel settore dei trasporti sono state previste diverse misure per incentivare la transizione verso le energie rinnovabili, tra cui l’obbligo di miscelazione dei biocarburanti, la fissazione di un obiettivo di riduzione delle emissioni GHG dei carburanti del 6% per il 2020, l’incentivazione del biometano e di altri biocarburanti avanzati ai fini dell’assolvimento dell’obbligo esistente di miscelazione dei carburanti di origine fossile con biocarburanti. Sono previste inoltre la predisposizione ed emanazione del Decreto Legislativo di recepimento della RED II e dei collegati decreti interministeriali di aggiornamento dei decreti vigenti di settore, e l’introduzione di misure di promozione dei biocarburanti nei settori ferroviario, avio e marittimo.
Nel settore termico, il Piano dispone il mantenimento, l’aggiornamento e miglioramento di strumenti già operativi, come le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica e il recupero del patrimonio edilizio esistente, il meccanismo del Conto Termico, il meccanismo dei Certificati Bianchi, l’obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici, la fissazione di contributi ai Comuni per investimenti nel campo dell’efficientamento energetico e dello sviluppo territoriale sostenibile.
In aggiunta agli strumenti e obiettivi già elencati, il Piano menziona altre misure volte a perseguire obiettivi complementari alla promozione delle FER.
Di particolare importanza, la promozione della mobilità a basse emissioni e l’elettrificazione dei trasporti, supportata da interventi ad hoc tra cui il divieto progressivo di circolazione per autovetture più inquinanti, la previsione di finanziamenti per il rinnovo del parco rotabile su gomma adibito al trasporto pubblico locale, l’accelerazione degli obblighi di acquisto di veicoli a combustibili alternativi per la Pubblica Amministrazione, la redazione di PUMS (Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile), la previsione di incentivi per l’acquisto di veicoli pià efficienti e a minori emissioni climalteranti, il potenziamento delle infrastrutture.
Molto interessante l’incremento previsto sulla soglia di biocarburanti da raggiungere con l’utilizzo di oli vegetali esausti, dando priorità agli UCO (used cooking oil) raccolti sul territorio nazionale; tale soluzione permette di sfruttare in maniera intelligente e coerente con i principi dell’economia circolare i grandi volumi di produzione nazionale di olio vegetale di oliva e altri semi oleaginosi (e i conseguenti rifiuti, gravemente dannosi per l’ambiente ove non raccolti e riutilizzati).
Il Piano affronta anche la tematica dei sussidi ai combustibili fossili, inefficienti dal punto di vista ambientale ma anche economico, in quanto “non internalizzano l’impatto ambientale e sulla salute umana, e violano costantemente il principio ‘chi inquina paga’”. L’indispensabilità di eliminare tali sussidi, sia diretti che indiretti, è ormai evidente (e ribadita in diverse occasioni di dibattito nazionale e internazionale sull’emergenza climatica), nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi sul contenimento della temperatura media del pianeta. In Italia è stata effettuata una ricognizione dei sussidi attraverso la stesura del “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi” (predisposto annualmente e disponibile sul portale web del Ministero dell’Ambiente); sono attualmente in corso studi finalizzati alla riforma degli aiuti di stato, alla loro graduale riduzione o alla formazione di accordi a livello europeo e globale sull’argomento (ad esempio, nel settore delle esenzioni dei carburanti per il trasporto aereo e marittimo internazionali, che derivano dalle convenzioni ICAO e IMO). La Legge di Bilancio 2020 ha previsto che, entro il 31 gennaio 2020, venga costituita presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi.
L’attuazione del Piano verrà effettuata nel corso del 2020; l’obiettivo auspicato in tema di decarbonizzazione è il phase out dal carbone entro il 2025. Perché venga raggiunto nei limiti di tempo programmati, sarà necessario “accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono del carbone per la generazione elettrica a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, per la parte residua, sul gas.”