di Erika Masini
15/01/16
La più grande inversione di tendenza che il National Health Service ha conosciuto , è sicuramente data dall’approvazione, nell’Aprile 2013 , dal Health and Social Care Act 2012 .
La legge di riforma , fortemente voluta dal governo inglese, guidato dal Premier Cameron, ha radicalmente modificato il volto del sistema sanitario britannico , dando vita a quello che
può essere definito come un rovesciamento di quei principi sui quali la sanità britannica è stata costruita .
Per comprendere al meglio la riforma , e le innovazioni che essa porta con se , è forse necessario fare un passo indietro a quando , nel 1948 , due anni dopo dall’approvazione del National
Health Service Act ,in Gran Bretagna entra funzione quello che verrà definito il sistema universalistico per antonomasia , e sul quale verrà ricalcata la struttura di numerosi sistemi sanitari
Europei ( fra cui il Servizio Sanitario Nazionale ) . Il sistema sanitario inglese , in quanto sistema universalistico , prevedeva il finanziamento a carico del bilancio pubblico , la centralità della
proprietà pubblica delle strutture sanitarie,la gratuità delle prestazioni sanitarie ed un’ elevata centralizzazione , essendo i poteri direzionali collocati presso il governo centrale .
Il settore privato , pur avendo un ruolo ancora marginale , si sviluppava parallelamente al settore pubblico . Dall’entrata in vigore dell’ NHS si sono susseguite diverse riforme “minori” che
hanno delineato la struttura del sistema sanitario britannico successivamente stravolto dal Health and Social Care Act ; ricordiamo in particolare la riforma Blair che , nel 1997 diede vita ai
Primary and Social Care Groups , gruppi di medici ed infermieri che costituiscono vere e proprie aziende sanitarie,simili (ma non equivalenti) alle nostre ASL .
Proprio i Primary Care Groups oggi non esistono più : difatti , a partire dall’ entrata in vigore dell’ Health and Social Care Act , essi sono stati sostituiti da consorzi di diritto privato ( Clinical
Commissioning groups) , i quali dovranno fornire in nome e per conto dei propri assistiti contratti con fornitori di prestazioni sanitarie .Tra le prestazioni si annoverano esami
diagnostici,ricoveri ospedalieri , visite specialistiche , assistenza domiciliare etc .La controriforma Cameron ha avuto il coraggio di destrutturare un servizio ormai consolidato da più di
cinquant’anni , assoggettando il sistema delle prestazioni sanitarie a logiche di mercato concorrenziali . Fermo restando che il sistema finanziario resta a carico della fiscalità generale ,
l’attuale assetto organizzativo e strutturale della sanità inglese (la riforma non tocca Scozia,Galles ed Irlanda del Nord in quanto dotati di
poteri autonomi) , apparentemente condivide ben poco con i principi dello “welfare-state” al quale si è sempre ispirata . Eppure , sebbene tale riforma repentina sia stato accolta non con
poche polemiche e perplessità , perché si sa , il cambiamento fa sempre paura , essa vede come prima finalità il benessere dell’utente ,pur percorrendo strade diverse rispetto a quella
dell’ Universalismo “puro” ormai difficilmente sostenibile a causa della crisi finanziaria .Il principio universalistico viene stemperato mediante la previsione di un sistema a due binari,
uno a pagamento,l’altro gratuito esclusivamente a favore dei cittadini non abbienti . Il cittadino viene messo nella libertà di scegliere i servizi e di valutarli , e l’assoggettamento dei
servizi sanitari ai giochi di libera concorrenza incide beneficamente sullo standard qualitativo della prestazione attraverso meccanismi di incentivazione . Inoltre , si affidano agli attori del
sistema sanitario numerose responsabilità preordinate al benessere dei cittadini : difatti a differenza di quanto accade in Italia , per cui la consultazione da parte dei professionisti in
materia di programmazione sanitaria non dà vita ad obblighi ma solo a indirizzi generali , la riforma Cameron sancisce che il confronto tra medici ed istituzioni locali dà luogo ad una
programmazione concordata in cui sono stabiliti tutti i doveri e diritti in capo a ciascun soggetto . Inoltre , il cittadino ha voce in capitolo anche in materia di programmazione , avendo
l’Health and Social Care Act previsto un organismo rappresentativo , l’ Health Watch , finalizzato a interagire con gli organismi centrali per la valutazione dei servizi , così da rendere noti i
tempi e le modalità con cui il cittadino è stato curato da un determinato gruppo di medici e in un determinato ospedale , assicurare la trasparenza dei meccanismi di gestione dei
centri sanitari , ed eventualmente predisporre il subentro dell’ intervento pubblico qualora non si raggiungano gli standard previsti .
Sebbene la riforma sia stata incentivata da ragioni economiche , è evidente come il benessere del cittadino resta al centro del sistema .
La difficile sostenibilità di un sistema universalistico , rischia paradossalmente di ledere quei principi al quale l’universalismo è preordinato , e l’innovazione della riforma Cameron è stata
quella di non concepire l’efficienza del servizio sanitario esclusivamente in termini finanziari , ma di far leva su nuovi fulcri di applicazione elaborando un nuovo e coraggioso modo di
pensare alla “buona sanità” .
Riferimenti : www.quotidianosanità.it ;