di Petruzzi Luca
16/05/2017
Sommario:
- Introduzione al riciclaggio dei rifiuti in Europa.
- L’efficienza del sistema di riciclaggio dei rifiuti in Germania e il Pfand.
- L’Italia come upcoming recycler.
1. Introduzione al riciclaggio dei rifiuti in Europa.
L’Unione europea detiene la leadership in campo ambientale a livello globale da circa 40 anni, non avendo, di conseguenza, nemmeno bisogno di andare alla ricerca di best practice in giro per il mondo. L’UE sta indicando la via per l’efficientamento con molte politiche, tra cui si individuano il 7° Programma d’azione europeo per l’ambiente, il pacchetto Clima – Energia 2030, la strategia Europa 2020 e il programma per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020. Nel primo programma citato diverse sono le prospettive prese in considerazione per raggiungere, entro il 2050, quella c.d. “economia circolare” secondo la quale tutto deve essere rimesso in circolo per non buttare nulla. Come si legge nel Rapporto del 2015 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente “L’Ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2015” “la prevenzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclo, permettono alla società di estrarre il massimo valore dalle risorse e adattare il consumo alle esigenze attuali. Questo riduce la domanda di materie prime e mitiga il relativo uso di energia e gli impatti sull’ambiente”.
L’Unione è intervenuta sin dagli anni Novanta per introdurre politiche circa l’utilizzo dei rifiuti, si allude sia ai primi provvedimenti rivolti a specifici flussi di rifiuti e opzioni di trattamento, sia a strumenti più ampi come la direttiva quadro sui rifiuti del 2008. Come è stato stabilito proprio all’interno di quest’ultima fonte normativa, la logica generale che guida la politica dell’UE in materia di rifiuti è la gerarchia, che dà priorità alla prevenzione dei rifiuti, seguita dalla preparazione per il riutilizzo, il riciclo, il recupero e infine lo smaltimento come opzione meno desiderabile. Quest’ultimo, quindi, viene considerato solamente come extrema ratio.
In Germania il riciclaggio dei rifiuti rappresenta una vera e propria industria, e ciò è dimostrato dai dati che a breve si porranno in luce nel successivo paragrafo. Tra i Paesi che hanno abolito quasi totalmente l’utilizzo della pratica della discarica figurano, oltre alla Germania, l’Austria, la Danimarca, la Svezia, il Belgio e l’Olanda.
La strategia europea per il 2020 ha individuato come obiettivo per tutti i Paesi membri il raggiungimento del riciclo dei rifiuti almeno al 50%. Come si vedrà più avanti, però, l’obiettivo del 50% sarà accantonato per far spazio a quello del 65%.
2. L’efficienza del sistema di riciclaggio dei rifiuti in Germania e il
La Germania rappresenta un caso piuttosto particolare ed interessante, in quanto è al contempo tra i Paesi europei che producono il maggior quantitativo di rifiuti e tra quelli che ha la maggiore percentuale di riciclo. I tedeschi, infatti, secondo uno studio realizzato dall’Istituto di Colonia per la ricerca economica, sono superati in termini di produzione di rifiuti pro-capite solamente dalla Danimarca. Rispettivamente si calcolano circa 618 kg pro-capite, contro i 758Kg dei danesi (1). Secondo i dati dell’Istituto di Colonia, in Germania vengono riciclati di media il 64% dei rifiuti urbani, destinando agli inceneritori un altro 35%. Conseguentemente solo l’1% è destinato allo smaltimento in discarica. Il modello tedesco è senz’altro il migliore al mondo, tanto che, l’Unione europea, ha basato la sua prossima strategia politica proprio su di esso, alzando l’obiettivo riciclaggio dal 50 al 65%. Il segreto della Germania parte dal settore della produttività (2). Negli anni Novanta, infatti, il legislatore tedesco decise di emanare un provvedimento sulla gestione dei rifiuti che richiedeva alle aziende di affrontare la loro produzione in termini di riduzione, recupero e smaltimento ecologicamente compatibile.
La Germania ha raggiungo l’obiettivo del 50% da ormai moltissimi anni: sono circa 20 anni, infatti, che viene oltrepassato proprio questo dato. Nel Paese si è talmente in avanti che si è trasformato in importatore di rifiuti provenienti dagli altri Stati che non sono in grado di amministrarli e che, di conseguenza, decidono di “inviarli”. Le prospettive per il prossimi 10 o 20 anni prevedono addirittura il raggiungimento dell’obiettivo del 70-80%, abolendo completamente il riscorso alla discarica.
Per dimostrare l’efficienza del modello tedesco non solo in numeri, si riporta in breve l’illustrazione del sistema del Pfand. Si tratta, infatti, di una tecnica di riciclaggio delle bottiglie di plastica, vetro e alluminio che consente al possessore della stessa di ottenere o un “buono spesa” all’interno del supermercato ove ha depositato l’oggetto riciclabile, ovvero, anche ottenere in denaro il tantundem (3).
3. L’Italia come upcoming recycler.
L’Italia è stata di recente definita upcoming recycler da Adriana Negligen, economista dell’Istituto di Colonia per la ricerca economica. Quali sono le motivazioni? La risposta è molto semplice. L’Italia negli ultimi anni ha avuto un’ottima crescita sotto due diverse prospettive: in primo luogo, ha diminuito la produzione pro-capite di rifiuti, arrivando a 488kg pro-capite, calando del 15% nel periodo 2005-20014 (si ricorda che la produzione pro-capite in Germania è di 618kg); in secondo luogo, sempre nel periodo 2005-2014 l’Italia è passata da una percentuale di riciclaggio rifiuti pari al 19% ad una pari al 42%, di pochissimo al di sotto della media fissata dall’UE. Ed è proprio per questo motivo che è stata definita come upcoming e non come new ricycler.
Il prossimo obiettivo italiano è quello di abbandonare in gran parte il ricorso alla discarica per approdare nelle altre due tipologie di riciclaggio (4): il c.d. riciclaggio in senso stretto, e l’incenerimento. Quest’ultimo non rappresenta un vero e proprio riciclaggio inteso nel senso tecnico della parola ma una trasformazione in energia, attraverso la combustione, dei rifiuti.
In conclusione, ciò che si auspica per il Paese italiano è di continuare con questo trend di crescita, in quanto, nel caso in cui venisse rispettato sarebbe molto facile raggiungere non solo l’attuale obiettivo UE fissato al 50% ma, anche, il futuro target che verrà fissato al 65% di riciclaggio.
- La gara a chi sporca di meno è vinta dalla Romania (249 kg) tallonata dalla Polonia (272). Con 488 chilogrammi a testa, a fronte di una media Ue di 474, l’Italia si trova invece nella fascia alta ma con un netto ribasso, però, rispetto agli anni precedenti.
- L’obiettivo UE è, infatti, quello di fissare l’obiettivo del riciclaggio dei rifiuti al 65% entro il 2030 assieme all’abbattimento del ricorso alla discarica sotto al 10% entro lo stesso anno.
- Ogni supermercato possiede un’apposita macchina di deposito delle bottiglie vuote da riciclare. Non c’è un limite di inserimento, e questo è naturalmente un incentivo per tutta la popolazione a portare più bottiglie possibili. Il “credito” del possessore della bottiglia varia dalle 0,08 euro per le bottiglie di vetro, di 0,15 euro per le bottiglie di plastica da 0,50 litri, a 0,25 euro per le bottiglie di plastica di 1,5 L.
- Si consideri che circa il 32% dei rifiuti urbani viene destinato alla discarica.