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Le linee guida della lega calcio serie a per il triennio 2018/2021: le risposte di Agcm e Agcom

di Letizia Maria Beretta

 

14/06/2017

 

In data 17 maggio 2017, è arrivata l’approvazione da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato delle Linee guida della Lega Nazionale Professionisti serie A per la vendita dei diritti audiovisivi relativi al campionato di calcio della massima serie nel triennio 2018/2021; la posizione dell’Antitrust è stata poi confermata, il giorno seguente, anche dal Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

La decisione dell’Autorità giunge in seguito al provvedimento di non approvazione del 25 gennaio 2017 n. 26351 che aveva rilevato alcune criticità nelle stesse Linee Guida rispetto, in particolar modo, “alle regole di gara, al rapporto fra la Lega ed il soggetto assegnatario dei diritti e alla formazione dei pacchetti e ai criteri per la loro articolazione”.

Brevemente, l’Antitrust aveva criticato, innanzitutto, l’estrema genericità con cui i criteri di formazione dei pacchetti di diritti da porre in vendita venivano presentati nelle Linee Guida;

In particolare, ciò non consentiva di effettuare, a detta dell’Autorità, alcuna valutazione di conformità dei medesimi né alle previsioni del Decreto Legislativo 9 gennaio 2008, n. 9 ( decreto Melandri), nè alla Legge 10 ottobre 1990, n. 287.

Dalla lettura delle Linee Guida non risultava, dunque, possibile verificare né che i pacchetti fossero “equilibrati”, secondo quanto richiesto dal Decreto Melandri, né che l’effettiva predisposizione delle offerte riuscisse a favorire il confronto competitivo e l’ingresso di nuovi operatori, non compromettendo, in questo modo, la concorrenza nei mercati televisivi e radiofonici.

Con riguardo alle regole per la procedura di gara e al rapporto con il soggetto assegnatario, l’Autorità aveva ritenuto che le Linee Guida predisposte dalla Lega fossero in contrasto con quei principi, di cui all’articolo 6, comma 1, del Decreto Legislativo 9 gennaio 2008, n. 9., volti a garantire ai partecipanti alle procedure competitive “condizioni di assoluta equità, trasparenza e non discriminazione”.

Secondo l’Antitrust, nello specifico, in merito alle regole di gara risultavano carenti le indicazioni circa i soggetti abilitati a partecipare alle procedure di assegnazione, con il rischio che tale incertezza si risolvesse in ingiustificate discriminazioni.

Infine, sempre a detta dell’Agcm, l’eccessiva discrezionalità della Lega su come formulare gli inviti a offrire e i pacchetti di diritti demandava di fatto a quest’ultima valutazioni che attengono ad una fase di approvazione ex ante che spetta invece all’Autorità;

Per quanto poi riguarda la posizione dell’Agcom, si ricordi che anche quest’ultima, il giorno successivo al rigetto da parte dell’Agcm, aveva chiesto alla Lega di modificare le suddette Linee guida per i propri profili di competenza;

E’, difatti, lo stesso articolo 6, comma 6, del Decreto Melandri a stabilire che sia l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, sia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato verifichino “per i profili di rispettiva competenza, la conformità delle linee guida ai principi e alle disposizioni del Decreto Legislativo n. 9/2008 e le approvino entro sessanta giorni dal ricevimento delle stesse”.

Ora, nonostante l’iniziale rigetto da parte di entrambe le Autorità, come già anticipato, a maggio è arrivata l’approvazione delle tanto discusse Linee Guida, dall’Antitrust prima e dall’Agcom in seguito.

Per quanto riguarda, pertanto, la posizione dell’Agcom, al di là della conferma delle Linee Guida, l’Autorità ha chiesto tempi certi per tutte le fasi dell’asta, evitando periodi lunghi tra l’apertura delle buste e la fase successiva; pacchetti business, ovvero per i locali pubblici, concorrenziali come quelli per il singolo consumatore; infine, un limite alla discrezionalità della Lega di annullare l’asta in caso di mancata assegnazione di tutti i pacchetti nonchè il divieto di “esclusive negative”, ovvero l’acquisizione dei diritti al solo fine di sottrarli alla concorrenza.

 

Quanto, invece, alla posizione dell’Agcm, in ordine alle regole di gara l’Autorità ha osservato che, nel complesso, “le Linee Guida nella nuova formulazione hanno rimosso i profili di criticità a suo tempo rilevati, restando tuttavia alcune previsioni che devono essere chiarite in sede di formulazione degli inviti ad offrire con riferimento ai soggetti che partecipano alla gara, alle modalità e ai tempi per l’assegnazione”.

In ordine al grado di dettaglio dei criteri di formazione dei pacchetti, l’Autorità ha ritenuto che “esso deve essere valutato alla luce della necessità di fornire un numero minimo di informazioni idonee a permettere una valutazione circa la conformità ai principi ispiratori del Decreto Melandri, nonché ai limiti da esso posti”.

Infine, l’Autorità ha auspicato l’adozione di una modalità di vendita che possa alimentare un confronto effettivo tra più piattaforme distributive (digitale terrestre, satellite e internet), stimolando lo sviluppo competitivo nei mercati a valle, in particolar modo della pay-tv, dunque consentendo anche al consumatore di scegliere tra più offerte in concorrenza tra loro senza dover sostenere maggiori costi derivanti dalla necessità di sottoscrivere una pluralità di abbonamenti.

In questo senso, pertanto, l’Autorità ha valutato con favore la scelta delle Linee Guida di “valorizzare i diritti di trasmissione sulla piattaforma Internet, che non sono più considerati “accessori” rispetto alle piattaforme tradizionali”;

E’ allora, indubbiamente, l’inaugurazione della “stagione della pari dignità” tra operatori internet e della televisione la vera novità del bando.

Per concludere, si ricordi che, per l’Autorità resta comunque impregiudicato “il potere di valutare la conformità degli inviti ad offrire e della procedura di vendita dei diritti audiovisivi oggetto alla disciplina antitrust nazionale e comunitaria e al Decreto Legislativo n. 9/2008 e di procedere alla verifica di eventuali violazioni della predetta disciplina nel caso in cui Lega Serie A, in sede di predisposizione concreta dei pacchetti e di assegnazione finale, non si attenesse alle indicazioni dell’Autorità e tale comportamento pregiudicasse la concorrenza nell’acquisizione degli specifici diritti e nei mercati posti a valle, con pregiudizio per i consumatori”;

Ci si augura comunque che, grazie ai nuovi correttivi, si riescano a limitare scontri legali come quelli ai quali si è assistito nello scorso triennio;

(si ricorderà che la gara del 2015 aveva visto Sky aggiudicarsi la trasmissione delle partite di serie A tramite la piattaforma satellitare( pacchetto A), mentre Mediaset aveva ottenuto la trasmissione delle partite di serie A tramite il digitale terrestre (pacchetto B) e le restanti partite su tutte le piattaforme (pacchetto D); tuttavia, la sublicenza del pacchetto D a Sky, nonostante l’autorizzazione dell’ Agcm, aveva spinto la stessa Autorità ad avviare un’istruttoria ritendendo che le modalità complessive di assegnazione dei diritti fossero contrarie sia alle regole della legge Melandri, sia al divieto di intese anticoncorrenziali di cui agli articoli 101 TFUE e 2 della legge 287/90. Il risultato furono le multe milionarie decise da Antitrust per Sky, Mediaset, Lega Calcio e Infront, sanzionati con l’accusa di aver fatto cartello sulla questione dei diritti tv , poi annullate, a fine 2016, dal Tar Lazio).

Certo è che, ad oggi, la strada sembra essere tutta in salita, come dimostra la prima asta per i diritti televisivi della Lega Serie A (quella del 10 giugno scorso) andata a vuoto;

L’assemblea della Lega, in quell’occasione, ha deciso di non assegnare i diritti tv a nessun concorrente, ritenendo che le offerte non rappresentassero il “valore reale del calcio italiano”; del resto Mediaset, coerentemente con l’esposto presentato all’Antitrust per ottenere una nuova formulazione più equilibrata del bando, non ha presentato alcuna offerta(il ricorso è stato poi respinto) mentre per Sky, che sostiene di essersi attenuta alle regole stabilite dalla Lega e dall’Antitrust, si è invece parlato di un’offerta al ribasso.

Ora, sembrerebbe evidente che le richieste e i “paletti” posti delle Autorità abbiano complicato ulteriormente la vicenda ma, rassicura il presidente della Figc Tavecchio, “c’è ancora tempo e la Lega presenterà un nuovo bando in cui il valore di partenza sarà comunque quello del precedente”, ossia un miliardo di euro.

Evidentemente, l’unica certezza per ora è l’assegnazione della Champions League e la conferma dell’Europa League a Sky; la Uefa ha, difatti, preferito l’offerta dell’operatore satellitare rispetto a quella presentata da Mediaset, fermo restando che l’assegnazione in questione probabilmente porterà, in un secondo momento, ad una sublicenza a Rai per la trasmissione delle partite in chiaro.

 

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