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Italia: museo di musei.

di ALLEGRA MASTI

 

Aprile 12, 2016

 

“Se funzionano i nostri musei, se funziona il nostro cinema, il teatro, la musica, allora funziona meglio tutta la società italiana, e, con essa l’economia”. Così si esprimeva l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005.

Per iniziare a parlare di musei, in particolare dei musei italiani che rappresentano una particolarità unica al mondo per la loro intima connessione con il territorio e il paesaggio che li accoglie, è necessario tracciarne i contorni, definirli. Allo scopo vengono in rilievo almeno tre definizioni di museo, una proveniente dall’Icom (International council of museums), una proveniente dal Codice dei beni culturali e del paesaggio ed infine l’ultima in ordine cronologico, proveniente dal cd “decreto musei” (d.m. 83/2014). Venendo alla prima definizione, l’Icom definisce il museo come: “un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che acquisisce, conserva, compie ricerche, espone e comunica le testimonianze materiali ed immateriali dell’umanità e del suo ambiente, ai fini di studio, educazione e diletto.” Il Codice dei beni culturali definisce a sua volta il museo come: “una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio”. Infine, la definizione ultima del museo, data dal “decreto musei” è la seguente: “Il museo è una istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone a fini di studio, educazione e diletto, promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica.”

È necessario soffermarsi su quest’ultima definizione, per analizzare il contesto in cui la stessa è inserita. Infatti il suddetto “decreto musei” rappresenta una grande novità per l’ordinamento italiano poiché definisce il sistema museale nazionale, la missione dei musei e le modalità di gestione degli stessi. Si vengono così a delineare in merito all’assetto giuridico dei musei, a seguito della riforma del Mibact, quattro tipologie di museo statale: il museo-ufficio; il museo-ufficio dirigenziale dotato di autonomia speciale; il polo museale regionale; il museo-fondazione.

Fattore comune a tutte le tipologie suddette è l’autonomia tecnico-scientifica loro affidata e le funzioni di tutela e valorizzazione delle raccolte delle quali devono farsi promotori. Inoltre ogni museo è dotato di un proprio statuto e di un bilancio, potendo sottoscrivere convenzioni con enti pubblici ed istituti di studio e di ricerca.

Lo statuto, già previsto nel d.m. 10 maggio 2001, rappresenta il documento costitutivo del museo, ne dichiara la missione, gli obiettivi e l’organizzazione. A mente di quanto contenuto nel Codice etico dell’Icom in riferimento ai requisiti minimi del museo, e riportato nel d.m. suddetto, lo statuto deve individuare: la natura di organismo permanente e senza scopo di lucro del museo; la missione e le finalità del museo; le forme di governo e di gestione; l’assetto finanziario e l’ordinamento contabile; le norme e le dotazioni di personale; il patrimonio; i principi generali per la gestione e cura delle collezioni; i principi generali di erogazione dei servizi al pubblico; le modalità di raccolta dei dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici e di programmazione; i compiti e le funzioni che il museo debba assumere in riferimento al contesto territoriale, nonché  nell’ambito di una eventuale organizzazione in forma associata.

Come riportato, altro elemento comune a tutti i musei è la dotazione di un bilancio proprio, volto ad evidenziare la pianificazione e i risultati della gestione finanziaria e contabile delle risorse economiche a disposizione del museo. Il bilancio è redatto secondo principi di pubblicità e trasparenza, individuando tutte le diverse voci di entrata e di spesa.

Sia gli statuti che i bilanci dei musei, indipendentemente dal loro status giuridico, sono redatti in forma scritta e pubblicati sui siti internet del museo, del Polo museale regionale e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Ogni museo è dotato di cinque distinte aree funzionali. La prima comprende la direzione del museo; la seconda tutto ciò che riguarda la cura e la gestione delle collezioni, gli studi, la didattica e la ricerca; la terza è competente per i settori marketing, fundraising, servizi e rapporti con il pubblico e per le pubbliche relazioni; la quarta area comprende l’amministrazione, l’assetto finanziario e la gestione delle risorse umane; l’ultima area funzionale è dedicata alle strutture, agli allestimenti e alla sicurezza del museo.

Il museo- ufficio è un ufficio non dirigenziale dei poli museali regionali. Questo modello è il modello ad autonomia ordinaria che presenta maggiori elementi di comunanza con la classica organizzazione museale ante riforma.  Questa tipologia di museo però muta il suo legame con l’ufficio-organo di riferimento: prima le sovrintendenze, ora i poli museali regionali. Ed in ciò risiede l’innovazione, nell’aver affidato tutte le competenze corrispondenti alle suddette aree funzionali ad un ufficio-organo, il polo museale regionale che, a differenza della sovrintendenza, si concentra esclusivamente sulla gestione dei musei ad esso afferenti. Infatti lo statuto dei musei-ufficio viene adottato dal Direttore del polo museale regionale, su proposta del Direttore del museo e approvato successivamente dal Direttore generale dei musei. Allo stesso modo il bilancio viene sottoposto dal Direttore del museo alla verifica di correttezza da parte del Direttore del polo museale regionale e del Ministero. Al Direttore del museo spetta la responsabilità della gestione del museo nel suo complesso nonché l’attuazione e lo sviluppo del progetto culturale e scientifico dello stesso.

Come si è evidenziato il museo-ufficio dipende quasi totalmente dal polo museale regionale cui afferisce. Il polo, di cui all’art. 34 del d.p.c.m. 171/2014, è infatti un ufficio di livello dirigenziale non generale che rappresenta l’articolazione territoriale della Direzione Musei. Il ruolo fondamentale di ogni polo è quello di programmazione, coordinamento, indirizzo e monitoraggio delle attività dei musei che gli sono affidati. Il Direttore del polo ha il compito di curare il progetto culturale di ciascun museo all’interno del sistema regionale, ovviamente in collaborazione con il direttore del museo. I poli museali regionali sono dunque finalizzati alla gestione e valorizzazione degli istituti e dei luoghi della cultura statale, fungendo da collante e mettendo a sistema i vari musei ad essi afferenti, anche con riguardo ai servizi per il pubblico da affidare in concessione.

Il museo-fondazione è una fattispecie esigua in Italia di cui sono maggiormente rappresentative la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e la Fondazione MAXXI di Roma. Questo modello si presenta come strumento volto a coniugare il pubblico con il privato. All’art. 20 comma 2, del d.p.c. 171/2014 si prevede che la Direzione generale musei favorisca la partecipazione del Ministero ad associazioni, fondazioni, consorzi e promuova la costituzione di fondazioni museali aperte alla partecipazione di soggetti pubblici e privati, individuando i musei e i luoghi della cultura da affidare in gestione indiretta. Nel decreto musei si prospettano due tipologie di fondazioni museali, nazionali di diritto speciale e non nazionali di partecipazione di diritto comune. La prima finalità di una fondazione è quella di reperire captale per garantire al museo il finanziamento delle spese di funzionamento e delle attività della fondazione. Le altre finalità si concretano nella valorizzazione, promozione, gestione e adeguatamente strutturale ed espositivo del museo, dei beni culturali e della promozione e valorizzazione delle attività museali. Con riferimento alla Fondazione Museo Egizio di Torino, all’interno dello statuto è previsto, in ordine alla distinzione dei ruoli tra Ministero e fondatori, che il Ministero conferisca in uso il bene museale e che i fondatori conferiscano le adeguate risorse finanziarie per la costituzione del fondo di dotazione. Nello statuto della Fondazione MAXXI si individua il controllo, ad opera dei fondatori pubblici, del Consiglio di Amministrazione di cui il Presidente e i Consiglieri sono di nomina ministeriale. In ogni caso i modelli del museo- fondazione sono modelli eterogenei dove non esiste uno standard applicabile a tutti i musei.

La tipologia museale maggiormente attrattiva nel contesto odierno è rappresentata dai neonati musei- uffici dirigenziali dotati di autonomia speciale, previsti dall’art. 30 comma 2 lett. a) del d.p.c.m. 171/2014, disciplinati poi dal decreto musei e dal successivo d.m. 23 gennaio 2016, che ne ha ampliato il novero. La particolarità di questi musei risiede nella maggiore autonomia rispetto agli altri, sul piano scientifico, finanziario, contabile ed organizzativo. Sono previsti come organi di questi musei: il direttore; il consiglio di amministrazione; il comitato scientifico; il collegio dei revisori dei conti. Inoltre questi musei sono sottoposti alla vigilanza del Mibact tramite la Direzione generale musei d’intesa con la direzione generale bilancio. In questo modo si concreta la trasformazione del museo da oggetto a soggetto.

Per questi musei lo statuto è adottato dal Consiglio di amministrazione e approvato con decreto del Ministro dei beni culturali su proposta del Direttore generale musei. L’autonomia finanziaria permette ai musei “speciali” di avere un bilancio e un rendiconto propri, soggetti a revisione interna e redatti e approvati secondo le disposizioni sul funzionamento amministrativo- contabile ed inoltre hanno la possibilità di generare ricavi propri non solo per la vendita di beni e servizi, ma anche per sostegni, sponsorizzazioni, liberalità, attività varie di funding, così da potersi in qualche modo autofinanziare gestendo il 70% delle somme così incassate.

Il direttore del museo ne è il custode e l’interprete dell’identità e della missione del museo. Il direttore del museo dotato di autonomia speciale è nominato a seguito di una selezione pubblica internazionale. Tra i suoi compiti rientra la gestione del museo, la scelta in merito all’importo dei biglietti d’ingresso e agli orari di apertura, la creazione del progetto di gestione del museo comprendente le attività e i servizi di valorizzazione.

Il consiglio d’amministrazione è composto dal direttore del museo, che lo presiede, e da quattro membri designati dal Ministro di cui uno d’intesa con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e uno d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, scelti tra personalità di chiara fama nel settore dei beni culturali.  I componenti del Consiglio sono nominati con decreto del Ministro de beni e delle attività culturali e del turismo per una durata di cinque anni. Sono di competenza del consiglio d’amministrazione la determinazione e la programmazione delle linee di ricerca e degli indirizzi tecnici dell’attività del museo, tra cui l’adozione dello statuto, l’approvazione della carta dei servizi e del programma di attività annuale del museo, l’approvazione del bilancio e del conto consultivo, l’approvazione degli strumenti di verifica dei servizi affidati in concessione rispetto ai progetti di valorizzazione predisposti dal direttore del museo.

Il comitato scientifico è un organo consultivo che fornisce supporto scientifico al direttore nell’elaborazione del programma annuale di attività del museo e predispone relazione annuali di valutazione dell’attività svolta. Molto importante è poi la collaborazione con il consiglio d’amministrazione nella verifica e successiva approvazione di politiche di prestito e di pianificazione delle mostre, secondo quanto disposto dall’art. 12 del decreto musei. Il comitato è composto dal direttore del museo, che lo presiede e da un membro designato dal ministro, un membro designato dal Consiglio superiore “Beni culturali e paesaggistici”, un membro designato dalla Regione e uno dal Comune dove ha sede il museo.

Ultimo organo della tipologia di museo in esame il collegio dei revisori dei conti che svolge attività relativa al controllo di regolarità amministrativo- contabile. Il collegio verifica la regolare tenuta delle scritture contabili ed il regolare andamento della gestione economica, finanziaria e patrimoniale del museo. Il collegio è composto da tre soggetti, scelti tra gli iscritti al registro dei revisori contabili e nominati con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

In conclusione, numeri alla mano in Italia sono situati quasi cinquemila musei e luoghi della cultura, per un territorio di trecentomila km che hanno visto le famiglie italiane spendere 67 miliardi nel 2016 nella domanda culturale. Ai musei è dedicato il nuovo record di visitatori con una cifra che si aggira intorno ai 44,5 milioni che hanno portato incassi per oltre 172 milioni di euro, con un incremento rispettivamente del 4% e del 12% rispetto al 2015 che corrispondono a 1,2milioni di visitatori in più e a maggiori incassi per 18,5 milioni di euro. Questi numeri parlano, non solo a livello di incassi, ma soprattutto rispetto al mutato ruolo del museo, non più contenitore bensì luogo di aggregazione e di crescita, macchina culturale in continuo divenire.

 

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