di Benedetta Barmann 03/09/15
Si è ormai diffusa da alcuni giorni la notizia della decisione del Consiglio dei Ministri di affiancare al Sindaco di Roma un commissario, il Prefetto Franco Gabrielli, in qualità di “tutor”, con un compito essenzialmente di controllo sugli atti amministrativi, definito anche “affiancamento politico – amministrativo”.
La decisione è stata presa a seguito dello scandalo di Mafia Capitale e della conseguente grave compromissione dell’amministrazione capitolina; la gravità dell’infiltrazione mafiosa non è stata, tuttavia, giudicata tale da comportare la decisione ben più drastica di procedere allo scioglimento dell’amministrazione ex art. 143 del Testo Unico sugli enti locali (decisione che, invece, è stata giudicata opportuna con riguardo al municipio di Ostia). In molti hanno sottolineato che quello di Roma non è un vero e proprio commissariamento, dal momento che la responsabilità dell’azione amministrativa spetterebbe comunque al sindaco. Tuttavia, al di là della formula che si voglia utilizzare (“diarchia”, “commissariamento”, “quasi – commissariamento”), non si può certo negare che il Prefetto Gabrielli sarà chiamato a svolgere compiti che vanno al di là di un mero affiancamento, ridisegnando in parte la geografia dei poteri amministrativi all’interno del Comune. Di fatto, il Sindaco sarà vincolato a concordare con il commissario la riorganizzazione delle aree maggiormente compromesse da Mafia Capitale. Nello specifico, sulla base della relazione stilata dal Ministro dell’Interno Alfano è possibile individuare i vari ambiti di intervento affidati a Gabrielli: anzitutto, quest’ultimo dovrà raccordarsi con il Sindaco al fine di effettuare i controlli sulle attività pregresse relative ai settori maggiormente coinvolti negli scandali (ambiente, verde pubblico, campi nomadi, immigrazione, emergenza casa); tra i poteri utilizzabili rientrano la revoca delle commesse affidate senza gara e l’annullamento delle decisioni dirigenziali contestate, oltre all’avvio di procedure di revisione e verifica dei contratti (compresi quelli riguardanti l’Ama). A ciò si aggiungono il compito di fissare regole certe su contratti e affidamenti, l’integrazione dei controlli interni ed il monitoraggio sulla centrale unica degli acquisti del Comune. L’insieme di queste attività saranno, quindi, realizzate congiuntamente da Sindaco e Prefetto in applicazione del principio di leale collaborazione tra pubbliche amministrazioni.
Un ulteriore rilevante ambito di intervento, anche e soprattutto per l’esposizione mediatica che ne seguirà, è quello relativo al Giubileo. Qui i protagonisti dell’azione amministrativa aumentano: come avvenuto anche per Expo 2015, compiti di vigilanza sugli appalti saranno affidati a Raffaele Cantone, presidente dell’ANAC, mentre il Prefetto Gabrielli avrà un potere di coordinamento delle amministrazioni, anche regionali, coinvolte nell’organizzazione dell’Anno Santo.
Si parla, in definitiva, di “quasi – commissariamento” in quanto, come si è avuto modo di vedere, la responsabilità per le decisioni rimane nelle mani del Sindaco e formalmente il Prefetto continuerà ad esercitare le proprie competenze individuate dal D.P.R. n. 180/2006 ( “Regolamento recante disposizioni in materia di Prefetture-Uffici territoriali del Governo, in attuazione dell’articolo 11 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni”); tuttavia, è facile notare come a quest’ultimo vengono attribuiti anche veri e propri poteri di indirizzo tali da determinare la portata innovativa dello schema adottato dal Governo; difatti, in passato non si sono mai verificati interventi simili, specialmente su una grande amministrazione locale come il Comune di Roma.