05/04/2023
A cura di Gaspare Mariani
Il 24 gennaio a Roma si è tenuto un incontro tra l’Unione geotermica italiana e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. L’importanza di tale incontro è da ravvisarsi nel pieno sviluppo del Green deal europeo, per quel che concerne, in particolare, lo sviluppo della geotermia e del suo sistema incentivante, ai fini della climatizzazione delle città più grandi affidata ancora ai combustibili fossili. Dopo l’incontro è stato confermato il contingente incentivabile di 100 MW per gli impianti tradizionali con innovazione, auspicandosi un aumento dei 40 MW di contingente per gli impianti a re-immissione totale fino alla soglia dei 60 MW. Gli incentivi andranno dai 100 ai 200 euro/MWh a seconda della tipologia di impianto (100 per i tradizionali e 200 per quelli a re-immissione totale). Non è certo che vengano tenuti meccanismi di premialità come per esempio 30 MWh aggiuntivi per i primi 10 MW installati in un’area “vergine”. L’unione geotermica italiana inoltre ha presentato un quadro da 400 MW installabili in Italia nel prossimo decennio (di cui la metà da parte di Enel Green power).
L’energia geotermica è l’energia che si sviluppa dal calore contenuto nella sfera terrestre. Le risorse geotermiche estraibili entro i 5 km di profondità sarebbero in grado di soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale. Questo grande potenziale, però, varia in base alle zone geografiche. Il calore aumenta in media di 3 gradi ogni 100 metri, salvo anomalie geologiche e vulcaniche. Per avere una produzione di energia elettrica servono temperature al di sopra dei 140 gradi (raggiunte in Toscana, nel Tirreno e nelle isole). Bastano temperature decisamente minori per coprire il fabbisogno delle pompe di calore e teleriscaldamento. La geotermia è considerata (al pari di biogas e solare termodinamico) una fonte di energia rinnovabile “innovativa”. L’utilizzo di tecnologia più avanzata richiede quindi un costo in termini economici più elevato rispetto al tradizionale eolico e fotovoltaico. Nonostante la geotermia si attesti intorno al 2% del fabbisogno nazionale di energia e al 5% di quella rinnovabile, l’Italia è una delle nazioni più avanzate per quanto riguarda questa fonte (in Toscana, a Larderello, è presente la centrale geotermica più grande d’Europa). La prima bozza del FER 2 delinea nel dettaglio i meccanismi di incentivazione delle rinnovabili diverse dal fotovoltaico per una cifra massima di 5,5 miliardi di euro all’anno (cifra monitorata dal GSE). I meccanismi di incentivazione si rivolgono: agli impianti nuovi, integralmente ricostruiti, riattivati se la potenza è inferiore a quella di soglia; impianti ibridi con potenza complessiva non superiore a quella di soglia; impianti in rifacimento totale o parziale (non sottoposti a procedura d’asta); impianti potenziati se la differenza tra la potenza pre e post-potenziamento risulti non superiore al valore di soglia. Gli impianti nuovi e ibridi che superano la potenza di soglia accedono ai meccanismi di incentivazione tramite partecipazione a procedure competitive di aste al ribasso. Anche per gli impianti oggetto di potenziamento vi può essere la procedura competitiva tramite asta al ribasso se la differenza pre e post potenziamento è superiore al valore di soglia. Accedono però, ad esempio, direttamente agli incentivi (senza procedura competitiva) gli impianti con potenza nominale fino a 50kW. Il valore della potenza di soglia per gli impianti geotermoelettrici è di 20.000 kW (contro i 5.000 delle altre FER). Per accedere ai meccanismi di incentivazione bisogna richiedere al GSE l’iscrizione al registro informatico della FER relativa. Le procedure d’iscrizione sono stabilite il 31 gennaio di ogni anno. Il GSE forma poi la graduatoria in base a criteri gerarchici, che tengono conto, ad esempio, degli impianti iscritti al precedente registro che non sono rientrati nel limite di potenza previsto, ovvero della semplice precedenza della richiesta di iscrizione al registro. Gli impianti geotermoelettrici inclusi nelle graduatorie devono entrare in esercizio entro 24 mesi dalla comunicazione di esito positivo della procedura. Per ogni mese di ritardo viene applicata una decurtazione dello 0,5 % della tariffa incentivante. Superati i dodici mesi di ritardo, gli impianti che fanno richiesta per l’anno successivo subiranno la decurtazione del 15% della tariffa. A chiudere il quadro vi è la necessità di programmare il futuro delle concessioni minerarie in Toscana, alla luce della imminente, fissata al 31 dicembre 2024. Nessuna legge regionale definisce le modalità del rinnovo di tali concessioni. Secondo il d.lgs. 22/2010, recante la normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, le concessioni dovranno essere riassegnate per un periodo di 30 anni tramite gare. Tali gare dovevano essere previste, entro il 31 dicembre 2021, da una legge regionale, che tuttavia non risulta, allo stato, emanata. Ci si domanda, allora, se la proroga delle concessioni in esame sia compatibile con l’assetto delineato dall’ordinamento europeo. Va infatti rilevato che in tutti i Paesi che sfruttano l’energia geotermica non è prevista alcuna gara, essendovi rinnovo automatico dopo un periodo più o meno variabile. In alcuni Paesi europei la durata delle concessioni è addirittura superiore ai 30 anni previsti dall’ordinamento italiano: in Francia e Germania, ad esempio, le concessioni hanno una durata di 50 anni, mentre in Portogallo si arriva addirittura a 90 anni.