di Beatrice Perinelli
16/10/16
La cooperazione regolatoria internazionale(IRC) è uno strumento giuridico che si presenta sotto varie forme e che da tempo i governi statali di tutto il mondo usano per cercare di ridurre le differenze nella regolazione dei vari settori del mercato, per “importare” le best practices sperimentate all’estero e per ottenere l’armonizzazione degli standard. Dall’altro lato però questo istituto presenta non poche problematiche per la sua effettiva messa in pratica infatti i costi per coordinare gli enti regolatori sono elevati, spesso si lamenta la poca trasparenza di questi meccanismi di cooperazione ed infine la perdita da parte delle autorità di controllo della loro indipendenza nella regolamentazione dovendo comunque raggiungere dei compromessi con la/le controparte/i affinché il meccanismo di cooperazione regolatoria possa effettivamente funzionare.
Il punto realmente critico è che generalmente gli enti regolatori statali o sovranazionali(ad esempio le agenzie Europee o le agenzie federali americane) determinano il livello di sicurezza che intendono assicurare ai loro cittadini avendo riguardo del rapporto costi-benefici a livello nazionale invece, al contrario, essere coinvolti in qualsiasi forma di cooperazione regolatoria internazionale comporta inevitabilmente la necessità di studiare il rapporto costi-benifici ad un macro-livello e questo risulta sia molto difficile che alquanto costoso.
Ma è proprio qui che si gioca il ruolo fondamentale della cooperazione regolatoria internazionale: questo strumento nelle sue varie forme può accrescere l’efficienza e soprattutto l’effettività degli enti regolatori di perseguire i loro obiettivi infatti la loro abilità di cooperare con la contro-parte è direttamente proporzionale al livello di fiducia che questi ricevono dai propri cittadini che può crescere solo se le scelte degli enti regolatori sono sottoposte ad una forte responsabilità politica. Infine nei rapporti internazionali maggiore sarà la fiducia tra enti regolatori e maggiori saranno i risultati che potranno essere raggiunti.
L’OCSE(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), organizzazione che ha come scopo quello di realizzare più alti livelli di crescita economica sostenibile e di occupazione nei Paesi membri favorendo gli investimenti e la competitività e mantenendo la stabilità finanziaria, ha nel 2013 effettuato uno studio approfondito sui vari tipi di cooperazione regolatoria esistenti distinguendo addirittura 12 meccanismi e presentandola come una scala con crescenti livelli di “propositi” delle parti coinvolte: dai meccanismi non vincolanti posizionati alla base salendo verso quelli sempre più stringenti(figura n.1). Per capire meglio come funziona la IRC bisogna analizzare i diversi punti di questa “scala”.
Partendo dalla base troviamo 3 tipi di IRC non vincolante che in assenza di una reale intenzione da parte degli enti regolatori coinvolti di ottenere un qualche risultato può in realtà degenerare in un semplice formalità.
Il quarto gradino prevede una forma di IRC che richiede alle parti coinvolte di mostrare le considerazioni sugli effetti che, a livello internazionale, potrebbe avere una nuova regolamentazione interna.
Il numero 5 si riferisce ai network trans-governativi di esperti e di autorità di controllo che si sviluppano attraverso frequenti incontri piuttosto che negoziazioni formali. Negli ultimi anni questi networks hanno ottenuto maggiore importanza: per esempio nel settore medico ci sono diversi forum multilaterali fondati essenzialmente sull’iniziativa di cooperazione tra Europa e Stati Uniti ma che hanno poi coinvolto una serie di altri stati. Ciò ci suggerisce come questo tipo di IRC può funzionare sia come rapporto bilaterale che multilaterale quando si tratta di confrontarsi con settori del mercato che includono beni venduti a livello mondiale e in cui la IRC bilaterale risulta insufficiente.
Nel settimo gradino troviamo gli accordi di reciproco riconoscimento della valutazione di conformità sono degli accordi che non mettono in dubbio nessun aspetto del regime di regolamentazione delle parti coinvolte e al contrario ogni stato mantiene i propri standard nazionali ma al tempo stesso questa forma di IRC consente l’accesso al mercato su approvazione dell’autorità di controllo della controparte.
All’ottavo livello troviamo gli accordi di cooperazione regolatoria internazionale: contenenti disposizioni volte a ridurre gli ostacoli normativi al commercio e a sviluppare nuovi standard normativi armonizzati; il problema di questo tipo di IRC è che il livello di tassatività di tali trattati dipende essenzialmente dalla volontà degli stati contraenti e ciò fa sì che tutto dipenda da quanto un ente regolatore mostra fiducia nella sua controparte. Proprio per questo tali accordi di cooperazione regolatoria per essere più efficaci ed effettivi devono contenere maggiori dettagli con riguardo ai principi regolatori, alle opportunità, alle discipline e alle obbligazioni di cooperazione che le parti intendono sottoscrivere.
Il gradino numero 9 riguarda convenzioni dedicate ad una specifica area del mercato o settore del mercato.
Sicuramente il decimo gradino riguardante gli accordi di reciproco riconoscimento è una delle forme di IRC più ambiziosa perché tali trattati possono essere stipulati solo quando gli obiettivi e l’applicazione della regolamentazione sono “equivalenti”, cioè quando i rischi per la salute, la sicurezza, la protezione dei consumatori e degli investitori sono garantiti nella stessa maniera sia nel paese di esportazione che in quello di importazione; si ha riguardo in questo caso non a specifici prodotti ma ci si riferisce agli obiettivi politici che ogni paese intende perseguire.
Il numero 11 prevede la creazione di un’unica agenzia o di un organismo di regolamentazione volto a promulgare regolamenti in due o più ordinamenti.
Il gradino 12 propone l’armonizzazione come un elemento abituale dell’economia statale.
Questo studio dell’OCSE evidenzia come i regolatori dovrebbero tenere in considerazione che esistono diverse forme di IRC e che ognuna di esse si presta ad essere calibrata verso una variante più o meno stringente. L’OCSE conclude il suo studio con un’ importante riflessione che dovrebbe essere tenuta a mente ogni volta che si parla di IRC: “…la tendenza nella cooperazione regolatoria internazionale è che questa non è basata su un chiara compresione di quelli che sono i benefici, i costi, e i fattori di successo delle varie forme di IRC”.(OCSE, p.75 2013).
Figura 1.