di Vittoria Guglielmi
08/04/16
Il Consiglio dei regolatori energetici europei (CEER) , associazione indipendente delle Autorità nazionali di regolazione energetica, ha pubblicato il 1° aprile 2016 il rapporto “Removing barriers to entry for energy suppliers in EU retail energy markets” nel quale vengono illustrati gli esiti di una indagine che ha coinvolto 22 Autorità, tra cui l’AEEGSI, interrogate sulla presenza di barriere all’ingresso per i nuovi fornitori che intendono accedere ai mercati nazionali dell’energia elettrica e del gas. La consultazione si è svolta ponendo a ciascuna Autorità domande sulla rilevanza di alcune barriere preventivamente individuate dal CEER, sulle strategie in atto o che si intendono adottare per la loro rimozione, ovvero sulle motivazioni che, eventualmente, ne giustificano la presenza. Le Autorità sono state invitate a rispondere considerando due prospettive, quella del fornitore interno e transfrontaliero. Il risultato della consultazione, per ciascun quesito, è stato accompagnato dall’illustrazione di “case studies” che riferiscono di soluzioni adottate dai singoli Paesi. Le quattro tipologie di barriere individuate nel rapporto sono: i) di accesso al mercato; ii) regolatorie; iii) legate alle differenze dei processi e degli standard e iv) altre specifiche per i fornitori transfrontalieri. In particolare, le barriere di accesso al mercato sono costituite dalla mancanza di accesso, da parte dei fornitori, alle informazioni sui consumatori e sul mercato, dalla scarsa trasparenza dei prezzi e dal funzionamento del mercato all’ingrosso. Le barriere regolatorie, invece, si identificano nella persistenza dei prezzi regolati, nella mancanza di considerazione per l’innovazione, nell’inefficiente unbundling tra società di distribuzione e di fornitura e nei mutamenti della legislazione. Per quanto riguarda le differenze dei processi e degli standard, le barriere derivano dai format di fatturazione e dai sistemi IT, dai processi di business e di switching e dal data management; i nuovi entranti transfrontalieri sono, invece, frenati dall’adattamento ai linguaggi e culture locali e dalla non omogeneità dei sistemi e delle legislazioni. Il report evidenzia gli ostacoli che impediscono l’accesso ai nuovi fornitori che vogliono entrare nei mercati retail dell’energia, promuovendone ed auspicandone pertanto l’innalzamento del livello di concorrenza e la loro integrazione, dall’altra, mira a fornire elementi utili per la redazione delle c.d. “Linee Guida sulle buone pratiche”, indirizzate alle Autorità nazionali, che il CEER intende finalizzare entro la fine dell’anno. Il CEER ha contemporaneamente pubblicato altri due rapporti sullo stato dell’attuazione delle norme Ue sull’unbundling degli operatori dei sistemi di trasporto (Tso) e distribuzione (Dso) contenute nel Terzo Pacchetto Energia (direttive 2009/72/EC sull’elettricità e 2009/73/EC sul gas). Il primo, relativo ai Tso, ricorda che le norme prevedono tre modelli di unbundling: proprietario (OU), operatore di sistema indipendente (Iso) e operatore della trasmissione indipendente (Ito), ai quali si può aggiungere in casi particolari il cosiddetto Ito+. Nel complesso, il modello di unbundling prevalente nell’Unione europea è quello OU, seguito da Ito e Iso, ma con sensibili differenze tra gas ed elettricità. La gran parte dei Tso elettrici (70%) è stata certificata OU (modello usato in 14 Stati tra cui l’Italia), mentre l’unbundling proprietario è stato effettuato per il 40% dei Tso gas, certificati Ito al 44% (in Italia, Francia, Germania e Ungheria vige il modello Ito+OU). In tutta l’Unione i Tso sono detenuti o controllati da enti pubblici, in alcuni casi fino al 100%, tranne che nel Regno Unito e in Portogallo, e nel caso del gas anche in Repubblica Ceca, dove sono totalmente privati. Dall’entrata in vigore del Terzo Pacchetto, il CEER registra importanti cambiamenti nella struttura azionaria dei Tso in due terzi degli Stati membri. Nello specifico, la crescita della quota di proprietà pubblica avviene spesso con il coinvolgimento degli enti locali, mentre l’aumento della partecipazione privata si verifica attraverso l’ingresso dei fondi di investimento. La classifica dei Tso certificati è guidata nel gas dalla Germania (con 14 Tso) e nell’elettricità dal Regno Unito (con 15 Tso). Nel primo caso l’Italia è terza con 3 Tso, mentre nell’elettricità il nostro Paese ha un solo Tso come tutti gli altri membri Ue ad eccezione di Regno Unito, Germania e Austria. In totale, risultano, ad oggi, certificati 109 Tso. Per quanto riguarda gli operatori dei sistemi di distribuzione (Dso), questi, rispetto ai Tso, sono molto più numerosi e meno soggetti alle restrizioni sull’unbundling. Il rapporto riferisce di un panorama molto variegato, con centinaia di soggetti in alcuni Stati membri e appena uno o due in altri. La classifica è guidata dalla Germania sia nel gas (con 714 Dso) che nell’elettricità (con 880 Dso), mentre l’Italia è al secondo posto nel primo caso (226 Dso, di cui 197 con meno di 100.000 clienti) e al settimo nel secondo (135 Dso, di cui 127 con meno di 100.000 clienti). A parte l’Olanda che ha optato per l’obbligo di unbundling proprietario, tutti gli altri membri Ue richiedono per legge una separazione almeno legale o funzionale sia per il gas che per l’elettricità, ma la metà circa dei Paesi ha fatto ricorso alla norma della direttiva che permette di esentare i Dso con meno di 100.000 clienti. In Italia, sono stati esentati dall’unbundling legale (ma non da quello funzionale) i Dso elettrici e dall’unbundling funzionale (ma non legale) quelli gas. In questo senso, come già sostenuto nella relazione “The future role of DSOs”, il CEER ritiene che la soglia dei 100.000 clienti possa essere abbassata e, nel caso in cui in futuro fossero attribuiti ai Dso nuovi ruoli, considera essere la soluzione preferibile quella dell’unbundling proprietario.