20/02/2023
A cura di Samuele Marcucci
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza– trasmesso alla Commissione europea il 30 aprile 2020 ed approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio del 13 luglio 2021 – prevede un insieme integrato di investimenti e riforme orientato a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività del Paese e a favorire l’attrazione degli investimenti accrescendo in generale la fiducia di cittadini e imprese. Tra gli interventi di riforma previsti, numerosi sono quelli tesi a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno fino ad oggi rallentato la realizzazione degli investimenti o ne hanno ridotto la produttività.
Le riforme orizzontali, d’interesse traversale a tutte le missioni del PNRR, consistono in innovazioni strutturali dell’ordinamento, idonee a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e quindi il clima economico complessivo del Paese. Nell’ambito di queste, il Piano promuove un’ambiziosa riforma della Pubblica Amministrazione che prevede, tra l’altro, investimenti finalizzati alla digitalizzazione dei processi e dei servizi, rafforzamento della capacità gestionale ed il dispiegamento dell’assistenza tecnica necessaria alle amministrazioni centrali e locali onde determinare un utilizzo rapido ed efficiente delle risorse pubbliche.
Tutti gli investimenti, contenuti in ciascuna delle sei missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono in carico ad un’amministrazione centrale. La missione 1 del PNRR “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, annovera tra gli investimenti previsti il 2.2. “Task force digitalizzazione, monitoraggio e performance”, è in carico alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Tale investimento prevede la creazione di una task force temporanea (3 anni) di circa 1.000 professionisti a supporto delle amministrazioni che, in particolare, si occuperà di: fare uno screening e produrre un catalogo completo delle procedure amministrative; identificarne i regimi di esercizio target; re-ingegnerizzare e semplificare le procedure, rivedendole in ottica digitale, estendendo i meccanismi di silenzio-assenso ove possibile, adottando gli strumenti Notifica Certificata (SCIA) e un approccio di semplificazione della comunicazione. La previsione è che circa 600 procedure critiche saranno semplificate e ridefinite entro la fine del PNRR, ovvero entro il 31 dicembre 2026.
In questo contesto, particolare attenzione viene rivolta alle procedure per l’edilizia e le attività produttive e all’operatività degli sportelli unici (SUAP, SUE), ridisegnando i relativi processi e assicurando l’interoperabilità delle informazioni tra amministrazioni. Al fine di valutare l’efficacia di questi interventi di semplificazione e favorire il confronto con i cittadini, sarà sviluppato un nuovo, trasparente, sistema di monitoraggio dei tempi di attraversamento delle procedure per tutte le amministrazioni pubbliche.
A questo investimento è stato assegnato l’importo di euro 368.400.000 e le risorse sono state poi ripartite con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 novembre 2021, con il quale si sono definite anche le disposizioni attuative. Saranno le regioni e le province autonome, sulla base di appositi Piani territoriali di assistenza tecnica, a mettere a disposizione delle province, delle città metropolitane, dei comuni e delle loro unioni una quota dei professionisti ed esperti reclutati tramite questo meccanismo. Nel redigere i piani territoriali, le regioni dovranno tenere conto del grado di coinvolgimento di ciascun livello istituzionale nelle procedure amministrative individuate come critiche nello specifico territorio regionale e della titolarità di tali procedure. A seguito di tale riparto, è stato disposto che la Regione Lazio potesse procedere al reclutamento di 76 professionisti ed esperti.
Come previsto dal citato DPCM, anche la Regione Lazio si è incaricata di elaborare l’apposito Piano territoriale di assistenza tecnica (PTAT), necessario per mettere a disposizione delle sue strutture amministrative e degli enti locali regionali una quota dei professionisti ed esperti a disposizione, bilanciandone la misura rispetto al grado di coinvolgimento di ciascun livello istituzionale nelle procedure amministrative individuate come critiche e della loro titolarità. La Regione Lazio ha quindi provveduto ad adottare, con Deliberazione della Giunta regionale del Lazio n. 868 del 2 dicembre 2021, il Piano territoriale di assistenza tecnica, dopo che questo era stato oggetto di approvazione da parte del Capo del Dipartimento della Funzione pubblica.
Il Piano è stato redatto al termine di una ricognizione effettuata dalla direzione generale della Regione Lazio insieme agli enti locali, al fine di rilevare il fabbisogno di know-how tecnico e le linee di utilizzo di professionisti ed esperti. Tale ricognizione è stata effettuata per verificare le necessità di ciascun ente e di ciascuna direzione regionale, in particolare rispetto alle carenze di organico e competenze che avrebbero potuto rallentare il processo di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Regione ha quindi individuato gli obiettivi da realizzare, le risorse da impiegare, le modalità di attuazione, i tempi di intervento e i risultati attesi. Si è inoltre evidenziato in particolare le criticità da affrontare nello specifico contesto territoriale, gli obiettivi di semplificazione da raggiungere ovvero le procedure oggetto di supporto, le risorse ovvero gli esperti e professionisti da reclutare e la relativa distribuzione tra livelli di governo, i modelli organizzativi previsti ed infine i risultati attesi in termini di riduzione dei tempi e dell’arretrato. Il Piano, inoltre, definisce puntualmente la suddivisione degli esperti in tre diverse task-force multidisciplinari territoriali composte ciascuna da sedici esperti; una task-force multidisciplinare regionale composta da ventuno membri; una Segreteria Tecnica Progettuale composta da sette membri.
Aspetto rilevante del Piano territoriale di assistenza tecnica della Regione Lazio è la previsione di una Cabina di regia progettuale, con compiti di pianificazione strategica e verifica dell’impatto delle attività dei professionisti ed esperti. Questa verifica assume particolare rilievo poiché le risorse destinate allo strumento di assistenza tecnica per le annualità successive potranno essere erogate solo previa verifica del raggiungimento dei risultati programmati, da effettuarsi tramite monitoraggio dello stato di avanzamento delle attività e tramite valutazione periodica dei risultati in termini di riduzione dell’arretrato e dei tempi. Rispetto ai risultati da attendersi e da monitorare, il piano definisce una serie puntuale dei milestone che debbono essere raggiunte dalle diverse task-force.
La Cabina di regia progettuale è stata quindi istituita con determinazione del Direttore generale della Regione, e risulta composta dal Direttore generale della regione Lazio e dai Segretari generali dell’Associazione nazionale comuni italiani-Lazio, dell’Unione delle province italiane-Lazio, e dell’Unione nazionale comuni comunità montane-Lazio. Tale Cabina deve essere convocata almeno trimestralmente dal Direttore generale regionale. La Segreteria tecnica progettuale ha il compito di svolgere funzioni di supporto alla Cabina di regia progettuale nella pianificazione, monitoraggio, rendicontazione dell’attività di professionisti. Nella governance del Piano territoriale di assistenza tecnica è previsto infine che si debba attivare, con atto formale della Giunta regionale, un tavolo partenariale con funzione di canale di ascolto degli stakeholders del territorio sui temi afferenti alla semplificazione, alla reingegnerizzazione dei processi ed al miglioramento della capacità amministrativa ai fini dell’incremento di efficienza ed efficacia dei servizi resi all’utenza.
Va detto che quello dell’assistenza tecnica disciplinata dal DPCM del 12 novembre 2021, e utilizzata nei territori tramite i Piani territoriali, è solo uno, per quanto rilevante, degli strumenti di assistenza tecnica previsti per supportare gli enti territoriali nell’attuazione del PNRR. Infatti, viste le carenze strutturali, in termini di organico e competenze, delle amministrazioni regionali e locali e vista la fase di pressione che queste stanno vivendo nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, può facilmente considerarsi che senza l’ausilio, ad esempio, delle società partecipate pubbliche o dei sistemi di contabilità e gestione dei flussi finanziari introdotti dalle amministrazioni centrali, un esiguo pool di 76 esperti non sarebbe stato da solo sufficiente.