Antonio Triglia
22/02/2021
La vicenda della ristrutturazione del Franchi è interessante in quanto rappresentativa della complessa realtà di soggetti e di differenti interessi che vengono in rilievo, nonché delle difficoltà che emergono in caso di ammodernamento di impianti sportivi gravati dal vincolo di interesse culturale.
La proprietà della Fiorentina aveva manifestato l’intenzione di investire sul rinnnovamento dello Stadio Comunale di Firenze, ma il percorso intrapreso sembrava essersi interrotto a seguito di un espresso provvedimento di tutela del 20 maggio 2020, emesso dalla Commissione Regionale per il Patrimonio culturale.
Il parere reso in primavera consentiva l’intervento ma col limite che venissero salvaguardate alcune parti dell’impianto, così sancendo l’impossibilità di procedere ad una demolizione o ad una massiccia ristrutturazione. I limiti posti dalla Commissione avevamo indirettamente bocciato il principale Progetto sposato dalla Fiorentina e dal Comune e ciò sembrava aver fatto abbandonare l’idea della ristrutturazione del Franchi come nuovo stadio della Fiorentina al Presidente Commisso.
Tuttavia, nel settembre del 2020 veniva approvato l’emendamento “Sbloccastadi”, apparentemente modellato su misura per superare l’impasse dovuta alle difficoltà di procedere all’ammodernamento dello Stadio Comunale di Firenze.
La nuova norma prevede infatti la possibilità di derogare alle precedenti “dichiarazioni di interesse culturale eventualmente già adottate” e prevede un nuovo procedimento speciale, che coinvolge il Ministero dei Beni Culturali, per i lavori su impianti sportivi che ospitano manifestazioni di livello professionistico. In particolare, ai sensi dell’attuale co. 1-bis dell’art.62 d.l. n. 50 del 2017, il soggetto, “che intenda realizzare gli interventi” di ristrutturazione, in virtù della specificità dell’edificio su cui verrebbero effettuati i lavori, deve inviare una richiesta al Ministero per i beni e le attività Culturali, affinchè quest’ultimo individui le parti dell’edificio di cui sia strettamente necessaria la conservazione a fini testimoniali.
Nel novembre dello stesso anno la Fiorentina ha quindi inviato una lettera al Mibact con cui, mettendo in evidenza le “gravi criticità di sicurezza dello stadio Franchi” e le “difformità agli standard UEFA” e la conseguente opportunità di procedere a un “intervento di ristrutturazione o sostituzione edilizia”, chiedeva al Ministero di specificare quali “elementi strutturali, architettonici o visuali” dovessero essere salvaguardati necessariamente in caso di lavori sulla struttura.
Con la lettera di risposta, inviata dal MiBACT alla Società viola nello scorso mese di gennaio, sono stati individuati come parti meritevoli di tutela la pensilina, le scale elicoidali, la torre di Maratona, le curve e l’anello strutturale. Appare dunque evidente che anche secondo questo parere lo stadio non potrà essere demolito, ma si potrà intervenire sulla struttura esistente, con “interventi di riqualificazione degli elementi strutturali, architettonici o visuali sopra indicati”.
Il Ministero ha anche proposto alcune possibili soluzioni per la copertura, suggerendo di realizzare “un sistema di copertura integrale degli spalti con parziali interruzioni in corrispondenza della torre di Maratona e della pensilina che copre la tribuna autorità, favorendo l’utlizzo di “una tamponatura transparente”. Inoltre, in merito all’adeguamento agli standard internazionali ed alle normative UEFA, potranno essere eseguiti “interventi di replica delle gradinate delle curve Fiesole e Ferrovia in parallelo a quelle attuali”, permettendo di avvicinare le prime file al rettangolo di gioco.
Ma il Progetto di rinnovamento della proprietà viola prevedeva un intervento di ristrutturazione di gran lunga più corposo.
Il Ministero comunque sembra aver tenuto conto, almeno formalmente, delle esigenze della società nel voler realizzare aree dell’impianto da destinare ad attività ulteriori rispetto a quelle strettamente inerenti la fruizione dell’evento sportivo, considerando che una ingente parte dei ricavi generati dagli stadi contemporanei derivano proprio dalla loro natura di corpo multifunzionale, capace di attrarre il pubblico non solo per la assistere al match, ma anche offrendogli servizi aggiuntivi a pagamento e la possibilità di svolgere varie attività durante il match-day. Infatti il MiBACT apre alla possibilità di realizzare “idonee volumetrie nelle quali dislocare servizi e attività varie, anche commerciali” e “volumetrie, anche parzialmente interrate, destinate anche ad hospitality, operando addizioni di qualità rispetto alla struttura esistente”.
Ad ogni modo la Fiorentina, dopo aver ricevuto la lettera del Mibact, ha pubblicato sul sito ufficiale un comunicato con toni perentori, intitolato “Il tema Stadio Franchi per la Fiorentina è chiuso”.
E’ molto probabile che la Società viola abbia ritenuto gli interventi consentiti molto onerosi. E allo stesso tempo il Franchi “rinnovato”, pur essendo senza dubbio preferibile all’attuale struttura, insicura e inadatta, non consentirebbe di ricavare le entrate che assicurerebbe uno stadio costruito ex novo.
Il Presidente Commisso ha fortemente criticato l’esito del procedimento, ritenendo un paradosso quello di preferire il mantenimento di un impianto con delle parti addirittura insicure, piuttosto che consentire ad un investitore privato una ristrutturazione che avrebbe realizzato gli interessi del Comune, della Fiorentina e dei tifosi. Di contro il mondo accademico ha evidenziato come a livello mediatico ci sia stata una sottovalutazione dell’importanza della struttura realizzata dall’architetto razionalista Nervi. Struttura che, a differenza dello Stadio San Siro, oggi caratterizzato da successive stratificazioni, mantiene la sua unitarietà e conserva ancora oggi i tratti tipici di una pregevole opera architettonica, testimonianza di grandi innovazioni.
In molti avevano visto nell’emendamento “Sbloccastadi” un “via libera” ad ogni possibile opera di rinnovamento degli stadi, ritenendo che avrebbe messo in secondo piano la tutela del valore culturale di questi edifici, in nome della necessità di intervenire per ammodernare le strutture che ospitano le manifestazioni dello sport nazionale, da tempo palesemente carenti e inadatte, specialmente se paragonate a quelle delle altre realtà calcistiche più importanti d’Europa.
Da un primo esame sul provvedimento del Mibact, confrontato rispetto al parere reso nel Maggio 2020, emerge come, pur nel contesto di un nuovo quadro legislativo, che avrebbe dovuto favorire le ristrutturazioni, il Mibact ha ribadito la necessità di preservare alcune parti della struttura già individuate col precedente parere e ha addirittura individuato altri elementi di cui è necessaria la conservazione, limitando ulteriormente, almeno sotto l’aspetto “quantitativo”, la portata di un possibile intervento. Allo stesso tempo non può dirsi violata l’ultima parte della disposizione, secondo la quale l’esigenza di preservare il valore testimoniale è recessivo anche rispetto alla “sostenibilità economico-finanziaria dell’impianto”. Infatti senza dubbio il Mibact tiene in considerazione la “scala di valori” imposta dalla norma e, almeno “sulla carta”, non contravviene all’obbligo, che gli è imposto dall’emendamento sbloccastadi, mostrando di offrire soluzioni per favorire dei ricavi necessari per la gestione di uno stadio contemporaneo.
Infine non si può negare che lo scenario precedente all’emendamento sbloccastadi, cioè quello in cui era stata ammessa una ristrutturazione dell’impianto, ma non così corposa, quanto avrebbero voluto gli investitori privati, proprietari della Fiorentina, si è di fatto ripetuto. E che quindi l’emendamento, pur essendo stato probabilmente proposto per “sbloccare” il Franchi, non ha conseguito quello che era l’obiettivo quasi dichiarato. Non è escluso, tuttavia, che i benefici dell’intervento legislativo, tra i quali una più rapida pronuncia, che giunga in modo chiaro e definitivo, dal soggetto preposto alla tutela dei beni culturali possa portare ad esiti più favorevoli in futuro per altri stadi, magari gravati da una minore eredità culturale rispetto al Franchi.
Per quanto riguarda invece il futuro dello Stadio Comunale di Firenze, le sue sorti sono adesso interamente nelle mani del Comune. Il Sindaco di Firenze nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale ha dichiarato che si impegnerà, a prescindere dal ruolo che avrà la Fiorentina, in un progetto di restyling dello Stadio Comunale, che porterà alla nascita di un polo sia sportivo, vista la presenza in zona di altri stadi e palasport, che culturale, istituendo un museo dedicato alla Viola e uno al calcio storico fiorentino. Il prospettato progetto di ristrutturazione prevede una prima fase, volta alla messa in sicurezza statica dell’impianto, e una seconda fase, che consiste nella trasformazione vera e propria dello stadio e prevede una rigenerazione urbana dell’area Campo di Marte, con parcheggi, pedonalizzazione e costruzione di una nuova linea tramviaria dedicata.